“La Domenica delle Palme ci insegna ad affrontare senza paura le nostre contraddizioni, le nostre inadeguatezze e i nostri stessi peccati”: l’omelia dell’Abate Luca oggi a Montecassino

Domenica delle Palme e della Passione del Signore:  l’Abate Luca presiede la Celebrazione Eucaristica nella Basilica Cattedrale.

Dopo la tradizionale benedizione dei rami di ulivo e la processione nel Chiostro dei Benefattori in una gremitissima Basilica Cattedrale si è svolta la Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Abate Luca. Al centro della sua omelia il contrasto, le contraddizioni che siamo invitati a riconoscere all’interno delle Letture di oggi e a farle nostre, come un dono prezioso da cui può scaturire la pienezza della nostra esistenza terrena se impariamo a non separarle, ma a viverle assieme come segni della presenza nella nostra vita di Gesù crocifisso e risorto.

Il testo integrale dell’omelia:

DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
2 aprile 2023

LETTURE: Mt 21,1-11; Is 50,4-7; Sal 21 (22); Fil 2,6-11; Mt 26, 14-27,66

Questo è l’unico giorno dell’anno liturgico nel quale ascoltiamo, durante la celebrazione eucaristica, due brani evangelici. All’inizio della nostra celebrazione, durante la benedizione degli ulivi, abbiamo ascoltato il racconto dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme.

Adesso è stato appena proclamato il lungo racconto della passione secondo Matteo. E si tratta peraltro di due pagine che ci appaiono in forte contrasto l’una con l’altra.
Nel racconto dell’ingresso incontriamo l’accoglienza entusiastica che Gesù riceve nella Città Santa; nel racconto della Passione ci viene narrato il rifiuto che subisce fino alla condanna a morte.
Prima di entrare a Gerusalemme Gesù manda a slegare l’asina e il suo puledro, poi egli stesso sarà legato e condotto al macello come una pecora muta. Gesù si siede sull’asina come un re mite – cosi tra gli evangelisti precisa il solo Matteo – poi verrà inchiodato alla Croce, come uno schiavo. È accolto come colui che viene nel nome del Signore, sarà presto condannato come uno che bestemmia il nome del Signore. Viene riconosciuto come il profeta atteso, morirà come un malfattore crocifisso tra due malfattori. Al grido iniziale dell’osanna’ risponde alla fine il ‘crocifiggilo’.

Noi non riusciremmo a immaginare un contrasto più forte e radicale di quello che queste due pagine evangeliche tratteggiano, accostate l’una all’altra. Eppure la liturgia, con grande sapienza teologica, ci costringe ad ascoltarle insieme, perché soltanto se non le separiamo riusciamo a comprendere in modo pieno e autentico il mistero pasquale.

Se avremo la pazienza di seguire Gesù passo dopo passo, durante le celebrazioni di questa settimana santa, nella quale questa liturgia delle Palme ci introduce, avremo modo non solo di comprenderlo, ma anche di interiorizzarlo, di gustarlo, perché il mistero che celebriamo viva in noi e noi viviamo del suo significato. Questi due Vangeli, tenuti insieme, ci dicono proprio questo: che Dio riconcilia i contrasti, unifica le nostre divisioni, mette pace alle nostre contraddizioni.

La Pasqua infatti è questo: il mistero della vita che non elimina la morte, ma germoglia dentro la sua oscurità; la luce che risplende non nonostante, ma proprio nel cuore delle tenebre; il perdono di Dio che si manifesta in tutta la sua potenza proprio laddove il nostro peccato sembra sprigionarsi con tutta la sua forza distruttrice; la misericordia e l’amore di Dio che si rivelano in tutta la loro fecondità proprio quando l’odio degli uomini pretenderebbe di avere l’ultima parola.

Sì, questa domenica ci insegna ad affrontare senza paura le nostre contraddizioni, le nostre inadeguatezze, i nostri stessi peccati, per scoprire che Dio stesso non ha paura a venire ad abitare in mezzo a essi, con la sua misericordia, il suo perdono, la sua salvezza. Questi è il Dio che Gesù ci rivela con la sua Pasqua: è il Salvatore che accetta di non salvare se stesso per salvare tutti noi. È l’autore della vita, che dona la propria vita fino alla morte, perché noi che moriamo possiamo incontrarlo e vivere in lui.
In questo modo, questa domenica ci educa e ci prepara a vivere bene la Pasqua. Abbiamo ascoltato, all’inizio di questa celebrazione, il racconto dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Egli visita la città santa e viene accolto con gioia. Ricordare oggi questo episodio non ci proietta solo all’indietro, a quello che è accaduto un tempo e che oggi possiamo ricordare. Ci sollecita soprattutto a volgere lo sguardo in avanti, verso il futuro, verso ciò che ci attende e che possiamo sperare. Il Signore risorto, che vive per sempre, torna anche oggi a visitare le nostre città, le nostre case e famiglie, le nostre comunità, la vita di ciascuno di noi. Lo ascolteremo nei racconti pasquali: il Signore risorto viene, entra nella stanza anche se le porte sono chiuse, ci incontra, ci dona la sua pace, si fa riconoscere mostrando i segni della passione, della croce, della morte, che ancora segnano il suo corpo risorto e glorificato. Il Signore continua a visitare la nostra vita con la sua gioia e con la sua
pace.
Sapremo noi riconoscerlo? Sapremo accoglierlo ed esultare, come fanno le folle di Gerusalemme? Sapremo farlo entrare, nonostante le nostre porte spesso cosi chiuse, dentro la stanza interiore della nostra esistenza?
Sì, nella sua grazia e con il suo aiuto, sapremo farlo, potremo farlo. Ci riusciremo però – ed è questo quello che questa domenica ci insegna – soltanto a condizione di non separare o contrapporre, ma di tenere insieme il volto del Crocifisso con il volto del Risorto. Il volto di colui che accetta di portare il nostro peccato e se ne lascia sfigurare per restituire a tutti noi la bellezza luminosa del suo volto. Solo fissando il nostro sguardo sul Crocifisso potremmo riconoscere in esso già trasparire i lineamenti luminosi del risorto, solo contemplando le sue piaghe, potremo accogliere la bella notizia del suo amore che ci salva e ci dona la sua gioia.

Ecco allora che ci viene donato anche uno sguardo diverso sulla nostra vita, sulla nostra storia. Anche laddove ne sperimentiamo tutte le fatiche, i limiti, la sofferenza, il dolore, anche là dove siamo costretti a confrontarci con le sue piaghe, le potremo leggere e interpretare in modo diverso: come il luogo dove il Signore risorto torna sempre a visitarci per donarci la sua vita, la sua consolazione, la sua pace, la sua speranza, la sua gioia.
Viviamo così questa settimana santa: come un tempo prezioso attraverso il quale il Signore ci educa a riconoscerlo e accoglierlo, con tutta la fecondità rigenerante del suo amore, in ogni stanza della nostra vita, nelle sue stanze più luminose, ma anche in quelle stanze oscurate da qualche problema, da qualche delusione, da qualche sofferenza. Il Signore viene sempre, ci visita, e presente, noi possiamo accoglierlo con il nostro ‘osanna’, con il nostro ‘evviva'”; e lui ci dona sempre la sua pace.