La Messa in Coena Domini del Giovedì Santo a Montecassino
GIOVEDÌ SANTO
MESSA IN COENA DOMINI
2022
La celebrazione di questa sera, detta in Coena Domini, rievoca l’ultima cena pasquale che Gesù ha consumato con i suoi apostoli prima della sua cattura, della sua passione e della sua morte in croce. In quell’ultima cena Gesù istituì l’Eucaristia, anticipando l’alleanza definitiva che avrebbe sancito di lì a poco offrendosi volontariamente sul Calvario, dove il suo corpo sarebbe stato crocifisso e il suo sangue versato per la nostra salvezza. Questo è ciò a cui noi solitamente pensiamo quando, al momento della consacrazione, avviene la trasformazione del pane e del vino nel Corpo e Sangue del Signore.Tuttavia, nell’Ultima Cena è avvenuta un’altra trasformazione che tutti gli evangelisti sottolineano, e cioè il fatto che l’alleanza stipulata da Gesù col suo corpo e il suo sangue – alleanza radicata nella forza luminosa dell’amore – sia avvenuta in un contesto di ostilità e tradimento.
Se il tradimento perpetrato da Giuda (l’evento immediato che porterà alla morte di Gesù) rappresenta ciò che di più contrario vi è al dinamismo dell’amore che Gesù incarnava, vanno nondimeno tenuti presenti altri eventi di rottura e di sofferenza che si manifestarono subito dopo, contrastando essi pure con la consegna amorosa che Gesù farà di sé stesso: pensiamo al triplice rinnegamento di Pietro, all’abbandono e alla fuga degli apostoli, al processo-farsa a cui Gesù sarà sottoposto, all’umiliazione di sentire la folla gridare: “Crocifiggilo!” (quella stessa folla che poco prima lo aveva osannato) e, infine, alla sua passione e morte di croce. Eppure Gesù trasformò l’ingiustizia e l’odio di cui era oggetto in un’occasione per far trionfare l’amore!
Quando l’evangelista Giovanni, introducendo l’Ultima Cena di Gesù, dice che egli, «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine», non vuol dirci semplicemente che Gesù ha amato i suoi discepoli fino al suo ultimo respiro – amore che non è venuto meno, appunto, neppure durante la sua passione e morte –, ma vuole anche rassicurarci che questo suo amore non cesserà di accompagnarci anche dopo, fino alla fine dei nostri giorni e fino alla fine del mondo. Quello di Gesù, infatti, è un amore che, infrangendo la morte, ne capovolgerà il senso, trasformandola in un evento che, anziché costituire il semplice epilogo della vita terrena, si configura come un ingresso nella vita nuova generata dalla sua risurrezione.
In fondo questo è il miracolo del quale beneficiamo ogniqualvolta partecipiamo all’Eucaristia. Essa è un dono nel quale il Signore ci viene incontro per chinarsi sulle nostre miserie e farci capire che in Lui c’è sempre un cuore gonfio di amore, sempre pronto ad attirarci a sé e ad avvolgerci nelle spire della sua misericordia. Nello stesso tempo, però, l’Eucaristia è anche un dono di amore che ha il potere di introdurci nella vita eterna, perché è di essa che Gesù vuol farci partecipi.
È in questo senso che Gesù insiste con Pietro affinché si faccia lavare i piedi anche lui, vuol farci capire che non lo abbandonerà e che gli starà vicino anche quando sarà da lui rinnegato tre volte. E anche a Giuda non mancherà di offrire un’ultima chance dandogli un boccone durante l’Ultima Cena, nel tentativo supremo di strapparlo dai lacci del Maligno che gli aveva messo in cuore il proposito di tradirlo.
L’amore mostrato da Gesù diventa esemplare per ciascuno di noi, e nell’Ultima Cena l’esemplarità trova la sua visibilità nel gesto della lavanda dei piedi. «Vi ho dato un esempio – dice Gesù – perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
In essa Gesù ci ha tracciato concretamente il percorso che anche noi dobbiamo seguire, se vogliamo essere nel mondo suoi discepoli autentici. Questo percorso, da rinnovare quotidianamente, ha nome servizio! Esso è il fondamento del nostro essere cristiani, se davvero vogliamo vivere con e come Gesù, il quale ci chiede un servizio imbevuto di gratuità umile e sincera, da offrire anche a coloro che ci fossero in qualche modo ostili o rifiutassero il nostro amore.
L’esempio di Gesù attende dunque di essere riproposto nella nostra vita, nei nostri gesti e nelle nostre relazioni, secondo quello stile di servizio che ha caratterizzato la sua vita e che è consistito nell’abbassarsi fino ai piedi dei fratelli, nel chinarsi sulle loro miserie e sulle loro necessità, pronti a com-patire, ossia a soffrire con chi soffre, per far trionfare l’amore generoso in ogni situazione di povertà, di indigenza, di ingiustizia, di solitudine, di paura, di angoscia.
Il Signore ci doni di entrare sempre più in quest’ottica affinché l’amore da Lui insegnatoci possa farsi strada, attraverso la nostra piccola testimonianza, in questo nostro mondo così dilaniato dall’egoismo e dai soprusi.