Montecassino, l’omelia dell’abate Luca nella Solennità della Immacolata Concezione della b.v.Maria

Montecassino, Immacolata 2023

Immacolata concezione della b.v. Maria
8 dicembre 2023

Letture: Gen 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

«Chi ti ha fatto sapere che sei nudo?»: così Dio interroga Adamo dopo il suo peccato. La nudità, nella Bibbia, ha un forte valore simbolico. La veste infatti è simbolo delle opere buone di cui la nostra vita deve rivestirsi, e simboleggia anche le buone relazioni che devono intessere l’abito della nostra esistenza. Di conseguenza, riconoscersi nudi significa scoprirsi senza opere buone e senza relazioni. Il peccato, infatti, non solo ci impedisce di compiere azioni buone e giuste, ma interrompe anche tutte le nostre relazioni, come accade ad Adamo. Interrompe la sua relazione con Dio, quella con la donna, con Eva, e anche la relazione con le altre creature che popolano il giardino voluto da Dio; ed ecco che il giardino, proprio a causa del peccato dell’uomo, si trasforma in un deserto.

Maria, al contrario, nel racconto di Luca che abbiamo appena ascoltato, non è nuda, ma è rivestita della grazia di Dio, che le dona una veste nuova. Infatti, così l’angelo le promette: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (Lc 1,35). Maria si lascia rivestire da Dio stesso e dalla potenza del suo Santo Spirito. Grazie a questa nuova veste che riceve, Maria è nella pienezza della grazia, tutto in lei diviene opera buona, senza contaminazione di peccato, e tutto in lei è nella pienezza della relazione.

Questa possibilità che le viene donata di vivere nella bellezza delle relazioni autentiche, vale a dire nella verità dell’amore, la possiamo esprimere e comprendere grazie ai tre titoli che la tradizione cristiana le attribuisce, e che vanno anche in questo caso compresi in tutta la loro portata simbolica, e non semplicemente fisica o storica. Il piano storico ed esistenziale rimane vero, ma si carica di un significato ulteriore e più profondo. Penso ai tre titoli con i quali siamo soliti definire Maria come ‘vergine’, come ‘sposa’, come ‘madre’.

La verginità di Maria è ben più che una caratteristica fisica, è una qualità spirituale: esprime l’integrità del suo amore, che non è possessivo o egoistico, ma è del tutto oblativo, interamente orientato al dono di sé. Maria si dona a Dio e agli altri senza riserve, con tutta se stessa.
È la verginità di chi sa fare di tutta la propria vita un capolavoro d’amore, perché l’amore la fa uscire da se stessa per donarsi a Dio e al tempo stesso agli altri. Maria dice il suo sì all’angelo di Dio che le parla, e subito dopo correrà a dire il suo sì a Elisabetta, che ha bisogno del suo aiuto e della sua vicinanza.
Adamo ed Eva, al contrario, non donano, ma prendono per sé, afferrano quell’unico frutto che era stato loro proibito. Tutti gli altri frutti del giardino erano a loro disposizione, Dio li aveva loro donati. E donati due volte. Una prima volta perché Dio li aveva creati, una seconda volta perché Dio non li aveva proibiti. Erano a loro disposizione, ne potevano mangiare quanti ne volevano, senza problemi.
Ma Adamo ed Eva non vogliono saziarsi di quei frutti loro donati, voglio saziarsi dell’unico frutto proibito. Perché pensano, illudendosi, che a farli davvero vivere non sia la logica del dono, ma quella del possesso; non la logica oblativa della gratuità, ma quella egoistica del potere. E così finiscono per ritrovarsi nudi ed averne vergogna, perché a rivestire davvero la nostra vita e a darle pienezza non sono le cose che noi pretendiamo di possedere o di conquistare, magari afferrandole con violenza e prepotenza, disobbedendo alla parola di Dio; al contrario, a farci vivere è ciò che lui gratuitamente ci dona. Maria di questo vive, non dei propri progetti, ma di ciò che Dio le dona, di ciò che Dio le promette, di ciò che Dio le offre gratuitamente, al di là di ogni sua attesa o merito o conquista.

Maria è vergine ed è anche sposa. Sposa perché sa dire il suo sì, come una sposa dice il suo sì al dono e alla chiamata dello sposo. Dice il suo sì al suo amore. Maria si fida della parola di Dio, le crede, e dice il suo sì. Al contrario, Adamo ed Eva non si erano fidati della promessa di Dio e avevano piuttosto creduto alla parola del serpente, che però li stava ingannando con le sue illusioni, con le sue false promesse. Per essere davvero sposi e spose dobbiamo dire il nostro sì a chi ci ama davvero, non a chi ci seduce con le sue illusorie promesse, che poi non sa mantenere.
Questo ci deve fare molto riflettere: pensiamo a quanti falsi idoli diciamo il nostro sì, facendoci ingannare dalle loro illusioni e false proposte, che però ci lasciano nudi, senza nulla in mano, rendendoci anzi schiavi delle nostre paure e delle nostre angosce, come Adamo ed Eva che, paurosi e angosciati, si nascondono e fuggono da Dio, il solo che ci può rivestire con la verità del suo amore, che davvero sazia e rende felice la nostra vita. Domandiamoci allora: quali sono i sì che diciamo? E a chi li diciamo? A chi ci inganna e ci lascia soli e nudi? O a chi ci ama davvero e ci rende felici con i doni del suo amore?

Maria, vergine e sposa, è anche madre. Madre del Figlio di Dio. Madre secondo la promessa di Dio. La sua maternità allora ci ricorda un terzo aspetto dell’amore, che è vero quando sa essere fecondo. Quando sa generare vita. Quando non trattiene il dono per sé, ma lo condivide con tutti gli altri. Quando lo ridona agli altri. Maria diviene madre di un figlio che non potrà trattenere per sé, ma che dovrà imparare a donare. Imparerà a donarlo quando lo smarrirà nel tempio di Gerusalemme e dopo averlo a lungo cercato capirà che egli deve occuparsi delle cose del Padre suo, che è nei cieli. Imparerà a donarlo quando dovrà lasciarlo andare a predicare il Regno per le vie della Galilea e della Giudea e ascolterà da lui che sua madre, suoi fratelli e sorelle, sono tutti coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.

Capirà allora che quel Figlio non è solo figlio suo, ma dovrà donarlo perché sia figlio e fratello di tutti. Imparerà a donarlo soprattutto ai piedi della croce, quando sarà anche il suo amore materno, insieme all’amore del Padre che è nei cieli, a donare quel Figlio per la salvezza di tutti. Per la salvezza di Adamo e di Eva e di tutti coloro che discendono dal loro seme, poiché Eva è la madre di tutti i viventi, come sempre oggi ci ricorda la Genesi. E Maria donerà quel figlio, che è suo ma non è solo suo, a tutti i figli e a tutte le figlie di Eva, perché tutti possano essere in lui figli e figlie di Dio. E possano stare davanti a Dio senza paura e senza vergogna, lasciandosi rivestire dal suo perdono, dalla sua misericordia, dal suo amore.

In Maria vergine, sposa e madre noi contempliamo oggi l’Immacolata Concezione. Contempliamo cioè come Dio l’ha concepita, l’ha immaginata, l’ha voluta, perché fosse la madre di suo Figlio unigenito, che viene nella nostra carne e nella nostra storia. Ma in Maria contempliamo anche come Dio concepisce, vuole, immagina ciascuno di noi. Ce lo ha ricordato san Paolo nella lettera agli Efesini: in Cristo il Padre ci ha scelti per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, nell’amore. Guardando a Maria, vergine, sposa e madre, comprendiamo che anche noi siamo chiamati a stare davanti a Dio nella verità dell’amore.

Un amore verginale, perché non possessivo; un amore sponsale, perché sa dire il suo sì alla voce dello sposo, e non ad altre voci che ci seducono e ci ingannano; un amore materno perché fecondo, capace di non trattenere per sé, ma di donare vita agli altri, nei piccoli gesti della carità, della dedizione, del servizio di ogni giorno. La Vergine Maria, Immacolata nell’amore, interceda per noi affinché la nostra nudità sia rivestita dall’amore di Dio, che ci dona sempre pace, gioia, fiducia.