Nella domenica di Pentecoste 18 cresimandi ricevono il Sacramento della Confermazione a Montecassino

Domenica 19 maggio 2024, Solennità della Pentecoste e, come da tradizione a Montecassino, occasione per alcuni Cresimandi -18 quest’anno- di ricevere il Sacramento della Confermazione. Nell’omelia dell’abate Luca un pensiero anche per tutti quanti si apprestavano a vivere questa mattina una importante tappa della loro vita cristiana.

Pentecoste​​​​​​​​​ 19 maggio 2024

Letture: At 2,1-11; Sal 103 (104); Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15

In questa celebrazione eucaristica, nella solennità di Pentecoste, alcuni nostri fratelli e sorelle riceveranno il sacramento della confermazione. Tra poco, all’inizio del rito, prima di imporre le mani, vi inviterò a pregare Dio per loro, in particolare chiedendogli di effondere su di loro lo Spirito Santo, «affinché li confermi con la ricchezza dei suoi doni, e con lunzione crismale li renda pienamente conformi a Cristo, suo unico Figlio». Li confermi e li conformi: c’è quasi un gioco di parole tra questi due verbi, così simili, con una sola vocale diversa che li distingue. E sono due verbi che descrivono bene l’agire dello Spirito Santo nella vita di ciascuno di noi. Lo Spirito ci conferma, cioè ci rende fermi, saldi, nel cammino della fede, conformandoci, cioè rendendoci simili a Gesù Cristo, il Figlio unigenito del Padre. Colui che è fedele e fermo, stabile, perseverante.

È ciò che garantisce Gesù stesso ai discepoli durante i discorsi dell’ultima cena, nell’imminenza del suo arresto e della sua Pasqua, quando promette loro il dono dello Spirito Santo con queste parole: «quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà alla verità tutta intera». Per l’evangelista Giovanni, «verità» è un nome di Gesù. È Gesù la verità, e guidandoci alla verità lo Spirito ci guida a Gesù, ci fa andare verso di lui, addirittura in lui, dentro di lui, per essergli somiglianti, così che la sua verità diventi anche la mia verità, la nostra verità. Ed è in questa somiglianza con Gesù Cristo che noi possiamo trovare fermezza, saldezza, possiamo cioè stare in piedi, nella certezza della nostra fede, non perché non cadremo più, ma perché siamo certi che ogni volta che potremo cadere, il Signore ci rialzerà, ci rimetterà in piedi davanti a lui, così che possiamo camminare nella nostra vita come ha camminato lui, movendo i nostri passi dietro i suoi passi.

Possiamo allora domandarci: cosa significa essere somiglianti a Gesù? Come lo Spirito disegna sui nostri volti i tratti del volto di Gesù? Le tre letture che abbiamo ascoltato ci aiutano a comprendere meglio qualche aspetto di questa somiglianza.

Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, lo Spirito dona loro questa possibilità straordinaria: di essere compresi dagli altri, e di poterli a loro volta comprendere, pur parlando linguaggi differenti. E qui non dobbiamo solo pensare alla diversità delle varie lingue nazionali: l’italiano, l’inglese, il tedesco... Ci sono altre differenze che spesso ci impediscono di comprenderci davvero, pur parlando tutti la stessa lingua. Sono differenze di vedute, di sensibilità, di desideri, di progetti… Differenze che spesso ci conducono non soltanto a non capirci più gli uni gli altri, ma anche a litigare, a non accogliersi, a competere gli uni contro gli altri.

Nel descrivere la discesa dello Spirito santo sugli apostoli radunati insieme con Maria a Gerusalemme, Luca è molto preciso. Parla dello Spirito Santo come di un unico fuoco che però poi si divide in tante lingue di fuoco, che si posano ciascuna su uno degli apostoli. Ciascuno ha la propria lingua, il proprio dono particolare, diverso dagli altri, eppure queste diversità provengono da un unico fuoco, da un unico Spirito, e conducono verso la sua unità. Lo Spirito agisce così: fa sì che la differenza di ciascuno converga e si incontri in un’unica comunione, in una unità che accoglie e ricompone, riconcilia tutte le differenze. Senza uniformarle, rispettandole, ma impedendo loro di creare divergenze, incomprensioni, conflitti. In questo modo lo Spirito ci rende somiglianti a Gesù, facendo anche di noi, come lui, delle persone di dialogo, accoglienti, capaci di riconciliazione, tessitrici instancabili di comunione.

Nella seconda lettura, scrivendo ai Galati, san Paolo invita a camminare secondo lo Spirito e non secondo il desiderio della carne. Dobbiamo cercare di comprendere bene questa espressione dell’apostolo – i desideri della carne – che intende esprimere una realtà diversa da quanto possiamo immediatamente comprendere. «Carne», per san Paolo, indica la persona umana che rimane chiusa in se stessa, prigioniera della propria autosufficienza, dei propri egoismi, della ricerca esclusiva del proprio benessere e dei propri progetti. Camminare secondo la carne significa, per san Paolo, camminare verso se stessi e verso la realizzazione dei propri desideri e progetti; camminare secondo lo Spirito significa invece camminare verso gli altri, verso il loro bene e la loro gioia. Diveniamo somiglianti a Gesù perché anche la nostra vita si apre al dono di sé per il bene di molti altri. Non cerca, in modo esclusivo e ossessivo, il proprio bene, ma cerca il bene degli altri, certa che proprio in questo modo realizza se stessa e dona felicità alla propria esistenza. Se ci fate caso, i doni dello Spirito sono tutti doni relazionali: vengono consegnati alla mia vita per aprirla e renderla capace di un rapporto autentico con gli altri, costruito «sull’amore, sulla gioia, sulla pace, sulla magnanimità (cioè su un cuore grande, largo, ospitale, accogliente), e poi ancora sulla «benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé». Quando accogliamo questi doni diventiamo somiglianti a Gesù e la nostra vita si apre verso i nostri fratelli e sorelle; dominiamo noi stessi, cioè i nostri egoismi e i nostri desideri, per aprirci a desiderareinsieme agli altri non un bene personale ed esclusivo, ma un bene comune, il bene di tutti, un bene condiviso.

Nel Vangelo di Giovanni Gesù fa molte promesse ai discepoli: tra di esse ne ricordo una soltanto. È la promessa di un «principio», di un qualcosa che sta all’origine di ciò che siamo, e gli dona senso, forma, riuscita. Gesù promette più precisamente: «anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio». Cioè, al principio della nostra esistenza, all’inizio di tutto ciò che siamo e che facciamo, di tutto ciò che desideriamo e progettiamo, non ci sono soltanto io; al principio c’è Gesù e la mia relazione con lui. All’inizio di tutto non ci sono soltanto io, ci siamo noi, o meglio c’è Gesù e la mia relazione con lui. E allora gli divento somigliante perché è lui a determinare e a dare forma a tutto ciò che penso, sento, desidero, dico, faccio.

Preghiamo, carissimi fratelli e sorelle, per coloro che stanno per ricevere il sacramento della cresima o della confermazione, e preghiamo per tutti noi che lo abbiamo ricevuto già da molto tempo, magari da molti anni, perché il suo dono si ravvivi nella nostra esistenza e vi riaccenda il suo fuoco ardente. Preghiamo in particolare perché lo Spirito li confermi e ci confermi nella fede, rendendoci più conformi a Gesù, più a lui somiglianti. Ci renda cioè persone di comunione, disponibili ad aprirci e a donarci agli altri con generosità e in modo disinteressato, capaci di custodire come principio di tutto ciò siamo la nostra amicizia con Gesù.

Alcuni momenti della celebrazione nel servizio fotografico di Roberto Mastronardi