La Regola di San Benedetto: Prologo

Il Prologo alla Regola di San Benedetto è una introduzione ai principi fondamentali della vita religiosa e spirituale. La lingua utilizzata è attenta e cordiale, ricorda quella di un padre amorevole che accoglie e dà consigli ai propri figli: «Perché Egli, che si è già degnato di annoverarci tra i suoi figli, non debba una volta adirarsi della nostra indegna condotta» (verso 5). In questa introduzione è possibile leggere alcuni dei concetti chiave della Regola: l’obbedienza («abbiamo chiesto al Signore chi abiterà nella sua sede, abbiamo udito come vi si possa dimorare […] perciò dobbiamo disporre il cuore e il corpo a militare nell’obbedienza santa ai precetti», versi 39-40); l’importanza della preghiera e il riparare agli umani vizi («il Signore attende che noi ogni giorno alle sue sante esortazioni rispondiamo con i fatti. Perciò i giorni della nostra vita ci vengono concessi come una proroga per emendarci dei nostri vizi», versi 35-36); evitare il male e la tentazione («se vuoi possedere la vera ed eterna vita, preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde; allontanati dal male e fai il bene», verso 17); e la rinuncia alla volontà personale per la saggezza e la virtù («se rinunzi alle proprie voglie, una volta per tutte, e accingendoti a militare per il vero re Cristo Signore, prendi le validissime e lucenti armi dell’obbedienza», verso 3). Pertanto, il Prologo è un invito al sacro cammino di salvezza, «Ascolta attentamente, o figlio, gl’insegnamenti del maestro e porgi l’orecchio del tuo cuore; accogli volentieri i consigli dell’affettuoso padre e ponili vigorosamente in opera» (verso 1). Conclude dicendo che, a tutti coloro che seguono queste istruzioni è garantito che «aderendo alla sua dottrina nel monastero con perseveranza sino alla morte, ci associamo con la sofferenza ai patimenti di Cristo, per meritare di essere anche partecipi del suo regno» (verso 50).

Prologo (versi 50):

1. Ascolta attentamente, o figlio, gl’insegnamenti del maestro e porgi l’orecchio del tuo cuore; accogli volentieri i consigli dell’affettuoso padre e ponili vigorosamente in opera.
2. Perché tu possa per la fatica dell’obbedienza ritornare a Colui dal quale ti eri allontanato per l’inerzia della disobbedienza.
3. A te dunque si volge ora la mia parola, se rinunzi alle proprie voglie, una volta per tutte, e accingendoti a militare per il vero re Cristo Signore, prendi le validissime e lucenti armi dell’obbedienza.
4. Prima d’ogni cosa ricorda che tutto ciò che di buono imprendi ad eseguire, devi con insistente preghiera chiedere che sia compiuto da Lui,
5. Perché Egli, che si è già degnato di annoverarci tra i suoi figli, non debba una volta adirarsi della nostra indegna condotta.
6. Dobbiamo infatti con i doni che ci ha concessi servirlo sempre così fedelmente, che Egli non debba, da padre sdegnato, privare un giorno dell’eredità i suoi figli,
7. Né da tremendo signore, irritato per le nostre colpe, consegnarci alla pena eterna, come malvagi servi che non l’abbiano voluto seguire alla gloria.
8. Sorgiamo dunque una buona volta, svegliati dalla Scrittura che ci dice: “È tempo ormai di levarci dal sonno”,
9. E aprendo gli occhi alla luce divina, ascoltiamo con orecchie attentissime che cosa ogni giorno ci ripete la voce ammonitrice di Dio:
10. “Se oggi udirete la voce di Lui, non indurite il vostro cuore,
11. Chi ha orecchie per ascoltare, ascolti che cosa lo Spirito dice alle chiese”.
12. E che dice? “Venite, figli, prestatemi orecchio: vi insegnerò il timore del Signore.
13. Correte, finché avete il lume della vita, perché non vi colgano le tenebre della morte”.
14. E poiché, tra la folla degli uomini a cui rivolge questo grido, il Signore cerca il suo operaio, di nuovo dice:
15. “Chi è l’uomo che vuole la vita e brama di vedere giorni buoni?”
16. Che se tu, all’udirlo, rispondi “Io”, così Dio ti soggiunge:
17. “Se vuoi possedere la vera ed eterna vita, preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde; allontanati dal male e fai il bene; cerca la pace e seguila”.
18. E quando avrete fatto ciò, gli occhi miei saranno su di voi e le mie orecchie saranno pronte alle vostre suppliche e prima ancora che voi m’invochiate, vi dirò: “Eccomi”.
19. Che cosa più dolce per noi, fratelli carissimi, di questa voce del Signore che c’invita?
20. Ecco che nella sua paterna bontà il Signore ci indica la via della vita.
21. Cingiamoci dunque con la fede e con la pratica delle buone opere e, guidati dal Vangelo, camminiamo per le sue vie, per divenire degni di vedere Colui che ci chiamò al Suo regno.
22. Ma se vogliamo trovar dimora nella sede di quel regno, pensiamo che non vi si può giungere se non corriamo con l’operare il bene.
23. Interroghiamo il signore col Profeta e diciamogli: “Signore, chi abiterà nella tua dimora; chi riposerà sul tuo santo monte?”
24. Dopo tale domanda ascoltiamo, fratelli, il Signore che risponde e ci mostra la via di quella dimora, dicendo:
25. “Colui che cammina senza macchia ed opera la giustizia;
26. Colui che pronunzia la verità nel suo cuore e non dice calunnia con la sua lingua;
27. Non fa danno al suo prossimo e non lancia insulto al suo vicino”;
28. Chi sollecitato a qualche colpa da maligno diavolo, lo ha rigettato e ha reso vana la sua azione e i suggerimenti di lui, appena nati, li ha presi con forza e li ha spezzati in Cristo;
29. Quelli che per il timor del signore non s’insuperbiscono della loro buona condotta, ma pensano che quanto in essi è di bene, non è opera loro, ma di Dio,
30. E perciò esaltano il Signore che in loro agisce, dicendo col Profeta: “Non a noi, Signore , non a noi, ma al nome tuo da’ gloria”.
31. Così anche l’Apostolo Paolo non attribuì a sé alcun merito della sua predicazione, affermando: “Per grazie di Dio però sono quello che sono”,
32. E di nuovo dichiara: “Chi si vanta, si vanti nel Signore”.
33. Perciò anche il Signore proclama nel Vangelo: “Chiunque ascolti queste mie parole e le metta in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia:
34. Strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia”.
35. Conclusa così la sua risposta, il Signore attende che noi ogni giorno alle sue sante esortazioni rispondiamo con i fatti.
36. Perciò i giorni di questa vita ci vengono concessi come una proroga per emendarci dei nostri vizi,
37. Secondo la sentenza dell’Apostolo: “Non sai che la tolleranza di Dio ti spinge alla penitenza?”.
38. E infatti il misericordioso Signore dice: “Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.
39. Quando dunque, o fratelli, abbiamo chiesto al Signore chi abiterà nella sua sede, abbiamo udito come vis si possa dimorare; purché però adempiamo i doveri di chi brama abitarvi.
40. Perciò dobbiamo disporre il cuore e il copro nostro a militare nell’obbedienza santa ai precetti.
41. E per quello che in noi la natura nostra è incapace a prestare, preghiamo il Signore che si degni offrirci l’aiuto della sua grazia.
42. E se vogliamo evitare le pene dell’inferno e giungere all’eterna vita,
43. Finché ci è ancora consentito e siano in questo corpo e abbiamo la possibilità di compiere tutto ciò durante questa vita di luce,
44. Bisogna oggi correre ed operare quel che ci giovi per l’eternità.
45. Dobbiamo dunque costituire una scuola di servizio del Signore.
46. E nel costituirla noi speriamo di non stabilire nulla di penoso, nulla di pesante.
47. Ma se qualche cosa un pochino dura, suggerita da un ragionevole equilibrio, dovrà pure introdursi per la correzione dei vizi o per la conservazione della carità,
48. Non ti lasciar subito così cogliere dallo sgomento da abbondonare la via della salute, che non può intraprendersi se non per uno stretto imbocco.
49. Ma con l’avanzare nelle virtù monastiche e nella fede il cuore si dilata, e la via dei divini precetti si corre nell’indicibile soavità dell’amore.
50. Cosicché, non discostandoci mai dal magistero di Dio, e aderendo alla sua dottrina nel monastero con perseveranza sino alla morte, ci associamo con la sofferenza ai patimenti di Cristo, per meritare di essere anche partecipi del suo regno. Amen.

La Regola di San Benedetto: Prologo

Il Prologo alla Regola di San Benedetto è una introduzione ai principi fondamentali della vita religiosa e spirituale. La lingua utilizzata è attenta e cordiale, ricorda quella di un padre amorevole che accoglie e dà consigli ai propri figli: «Perché Egli, che si è già degnato di annoverarci tra i suoi figli, non debba una volta adirarsi della nostra indegna condotta» (verso 5). In questa introduzione è possibile leggere alcuni dei concetti chiave della Regola: l’obbedienza («abbiamo chiesto al Signore chi abiterà nella sua sede, abbiamo udito come vi si possa dimorare […] perciò dobbiamo disporre il cuore e il corpo a militare nell’obbedienza santa ai precetti», versi 39-40); l’importanza della preghiera e il riparare agli umani vizi («il Signore attende che noi ogni giorno alle sue sante esortazioni rispondiamo con i fatti. Perciò i giorni della nostra vita ci vengono concessi come una proroga per emendarci dei nostri vizi», versi 35-36); evitare il male e la tentazione («se vuoi possedere la vera ed eterna vita, preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde; allontanati dal male e fai il bene», verso 17); e la rinuncia alla volontà personale per la saggezza e la virtù («se rinunzi alle proprie voglie, una volta per tutte, e accingendoti a militare per il vero re Cristo Signore, prendi le validissime e lucenti armi dell’obbedienza», verso 3). Pertanto, il Prologo è un invito al sacro cammino di salvezza, «Ascolta attentamente, o figlio, gl’insegnamenti del maestro e porgi l’orecchio del tuo cuore; accogli volentieri i consigli dell’affettuoso padre e ponili vigorosamente in opera» (verso 1). Conclude dicendo che, a tutti coloro che seguono queste istruzioni è garantito che «aderendo alla sua dottrina nel monastero con perseveranza sino alla morte, ci associamo con la sofferenza ai patimenti di Cristo, per meritare di essere anche partecipi del suo regno» (verso 50).

Prologo (versi 50):

1. Ascolta attentamente, o figlio, gl’insegnamenti del maestro e porgi l’orecchio del tuo cuore; accogli volentieri i consigli dell’affettuoso padre e ponili vigorosamente in opera.
2. Perché tu possa per la fatica dell’obbedienza ritornare a Colui dal quale ti eri allontanato per l’inerzia della disobbedienza.
3. A te dunque si volge ora la mia parola, se rinunzi alle proprie voglie, una volta per tutte, e accingendoti a militare per il vero re Cristo Signore, prendi le validissime e lucenti armi dell’obbedienza.
4. Prima d’ogni cosa ricorda che tutto ciò che di buono imprendi ad eseguire, devi con insistente preghiera chiedere che sia compiuto da Lui,
5. Perché Egli, che si è già degnato di annoverarci tra i suoi figli, non debba una volta adirarsi della nostra indegna condotta.
6. Dobbiamo infatti con i doni che ci ha concessi servirlo sempre così fedelmente, che Egli non debba, da padre sdegnato, privare un giorno dell’eredità i suoi figli,
7. Né da tremendo signore, irritato per le nostre colpe, consegnarci alla pena eterna, come malvagi servi che non l’abbiano voluto seguire alla gloria.
8. Sorgiamo dunque una buona volta, svegliati dalla Scrittura che ci dice: “È tempo ormai di levarci dal sonno”,
9. E aprendo gli occhi alla luce divina, ascoltiamo con orecchie attentissime che cosa ogni giorno ci ripete la voce ammonitrice di Dio:
10. “Se oggi udirete la voce di Lui, non indurite il vostro cuore,
11. Chi ha orecchie per ascoltare, ascolti che cosa lo Spirito dice alle chiese”.
12. E che dice? “Venite, figli, prestatemi orecchio: vi insegnerò il timore del Signore.
13. Correte, finché avete il lume della vita, perché non vi colgano le tenebre della morte”.
14. E poiché, tra la folla degli uomini a cui rivolge questo grido, il Signore cerca il suo operaio, di nuovo dice:
15. “Chi è l’uomo che vuole la vita e brama di vedere giorni buoni?”
16. Che se tu, all’udirlo, rispondi “Io”, così Dio ti soggiunge:
17. “Se vuoi possedere la vera ed eterna vita, preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde; allontanati dal male e fai il bene; cerca la pace e seguila”.
18. E quando avrete fatto ciò, gli occhi miei saranno su di voi e le mie orecchie saranno pronte alle vostre suppliche e prima ancora che voi m’invochiate, vi dirò: “Eccomi”.
19. Che cosa più dolce per noi, fratelli carissimi, di questa voce del Signore che c’invita?
20. Ecco che nella sua paterna bontà il Signore ci indica la via della vita.
21. Cingiamoci dunque con la fede e con la pratica delle buone opere e, guidati dal Vangelo, camminiamo per le sue vie, per divenire degni di vedere Colui che ci chiamò al Suo regno.
22. Ma se vogliamo trovar dimora nella sede di quel regno, pensiamo che non vi si può giungere se non corriamo con l’operare il bene.
23. Interroghiamo il signore col Profeta e diciamogli: “Signore, chi abiterà nella tua dimora; chi riposerà sul tuo santo monte?”
24. Dopo tale domanda ascoltiamo, fratelli, il Signore che risponde e ci mostra la via di quella dimora, dicendo:
25. “Colui che cammina senza macchia ed opera la giustizia;
26. Colui che pronunzia la verità nel suo cuore e non dice calunnia con la sua lingua;
27. Non fa danno al suo prossimo e non lancia insulto al suo vicino”;
28. Chi sollecitato a qualche colpa da maligno diavolo, lo ha rigettato e ha reso vana la sua azione e i suggerimenti di lui, appena nati, li ha presi con forza e li ha spezzati in Cristo;
29. Quelli che per il timor del signore non s’insuperbiscono della loro buona condotta, ma pensano che quanto in essi è di bene, non è opera loro, ma di Dio,
30. E perciò esaltano il Signore che in loro agisce, dicendo col Profeta: “Non a noi, Signore , non a noi, ma al nome tuo da’ gloria”.
31. Così anche l’Apostolo Paolo non attribuì a sé alcun merito della sua predicazione, affermando: “Per grazie di Dio però sono quello che sono”,
32. E di nuovo dichiara: “Chi si vanta, si vanti nel Signore”.
33. Perciò anche il Signore proclama nel Vangelo: “Chiunque ascolti queste mie parole e le metta in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia:
34. Strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia”.
35. Conclusa così la sua risposta, il Signore attende che noi ogni giorno alle sue sante esortazioni rispondiamo con i fatti.
36. Perciò i giorni di questa vita ci vengono concessi come una proroga per emendarci dei nostri vizi,
37. Secondo la sentenza dell’Apostolo: “Non sai che la tolleranza di Dio ti spinge alla penitenza?”.
38. E infatti il misericordioso Signore dice: “Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.
39. Quando dunque, o fratelli, abbiamo chiesto al Signore chi abiterà nella sua sede, abbiamo udito come vis si possa dimorare; purché però adempiamo i doveri di chi brama abitarvi.
40. Perciò dobbiamo disporre il cuore e il copro nostro a militare nell’obbedienza santa ai precetti.
41. E per quello che in noi la natura nostra è incapace a prestare, preghiamo il Signore che si degni offrirci l’aiuto della sua grazia.
42. E se vogliamo evitare le pene dell’inferno e giungere all’eterna vita,
43. Finché ci è ancora consentito e siano in questo corpo e abbiamo la possibilità di compiere tutto ciò durante questa vita di luce,
44. Bisogna oggi correre ed operare quel che ci giovi per l’eternità.
45. Dobbiamo dunque costituire una scuola di servizio del Signore.
46. E nel costituirla noi speriamo di non stabilire nulla di penoso, nulla di pesante.
47. Ma se qualche cosa un pochino dura, suggerita da un ragionevole equilibrio, dovrà pure introdursi per la correzione dei vizi o per la conservazione della carità,
48. Non ti lasciar subito così cogliere dallo sgomento da abbondonare la via della salute, che non può intraprendersi se non per uno stretto imbocco.
49. Ma con l’avanzare nelle virtù monastiche e nella fede il cuore si dilata, e la via dei divini precetti si corre nell’indicibile soavità dell’amore.
50. Cosicché, non discostandoci mai dal magistero di Dio, e aderendo alla sua dottrina nel monastero con perseveranza sino alla morte, ci associamo con la sofferenza ai patimenti di Cristo, per meritare di essere anche partecipi del suo regno. Amen.