10 Febbraio – Santa Scolastica. L’omelia dell’Abate Luca

Letture: Os 2,14-15.19-20, Sal 44; Ap 19,1.5-9; Lc 10,38-42
Nel raccontare la morte di santa Scolastica, e di come Benedetto può contemplare la sua anima penetrare nelle misteriose profondità del cielo, san Gregorio Magno precisa che tutto questo accade «tre giorni dopo» l’ultimo colloquio che i due fratelli ebbero, quando Scolastica «potè di più perché amò di più». Tre giorni dopo: il tempo qui non ha soltanto una dimensione cronologica, ma simbolica. Tre giorni, come ben sappiamo, rappresentano il tempo della Pasqua, quando Gesù risorge al terzo giorno. Come Gesù, anche Santa Scolastica diviene pienamente partecipe del mistero pasquale tre giorni dopo; e la sua anima penetra in cielo, nel luogo di Dio, dove Gesù è andato a prepararci un posto. San Benedetto – continua il racconto dei Dialoghi – «mandò subito alcuni a trasportare il suo corpo al monastero per deporlo nel sepolcro che egli aveva preparato per sé. E così – conclude san Gregorio Magno – essendo stati sempre un solo spirito in Dio, neppure i loro corpi furono separati nella sepoltura».
Noi sperimentiamo la morte come una grande separazione; per san Benedetto e santa Scolastica è invece un mistero di comunione. I loro corpi non vengono separati, ma anche il loro spirito continua a essere in profonda unione. San Benedetto può contemplare lo spirito di Scolastica entrare in cielo perché qui, sulla terra, erano stati un solo spirito in Dio. Come dire: la comunione che avevano gustato qui sulla terra rimane, continua, si approfondisce e diviene definitiva nella comunione del cielo, in Dio. La morte è la grande separazione, ma non può separare ciò che l’amore unisce, e unisce per sempre. Non può separare ciò che con la sua Pasqua Gesù è venuto a unire per sempre. Tre giorni dopo, il tempo della Pasqua, è il tempo non solo della vittoria della vita sulla morte, ma anche della comunione sulla dispersione.
Nel loro ultimo incontro, san Benedetto, ormai giunta la sera, avrebbe voluto separarsi dalla sorella, per tornare in monastero. Scolastica, con la forza della sua preghiera e delle sue lacrime glielo impedisce, desiderosa di continuare a parlare con il fratello, fino al mattino, delle gioie della vita celeste. Ecco ancora un mistero di comunione che si manifesta nella vita di san Benedetto. Egli non può separarsi da colei che più amò; non può separarsi da colei che con tutte le sue forze ha desiderato la gioia della vita celeste.
Ciò che crea legami tra di noi più forti della morte, legami che neppure la morte può spezzare, è vivere nel primato dell’amore e nel desiderio del regno dei cieli. A chi cerca il regno di Dio sopra ogni cosa, promette Gesù nei Vangeli, tutto il resto verrà donato in più. Anche noi dobbiamo fare ciò che hanno fatto san Benedetto e santa Scolastica in quel loro ultimo incontro: dobbiamo incoraggiarci, sostenerci, aiutarci nel cercare il regno di Dio sopra ogni cosa. Nel vivere il primato dell’amore. Nel pregare incessantemente, con grida lacrime, finché il Signore non ci ascolti e non ci esaudisca. Sono impegni da vivere personalmente, ma da soli non ci riusciamo, dobbiamo aiutarci vicendevolmente, dobbiamo sostenerci gli uni gli altri. Come ha fatto santa Scolastica con sa Benedetto, come ha fatto san Benedetto con santa Scolastica.
Marta, nel Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato, sembra invece voler fare il contrario. Tenta di distogliere la sorella Maria dall’ascolto della parola di Gesù. In modo molto risentito dice a Gesù: «Non ti importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». A Gesù importa di Marta così come importa di Maria. Gesù apprezza tanto il servizio di Marta quanto l’ascolto di Maria. Ciò che però maggiormente gli interessa è che entrambe possano relazionarsi con lui mettendolo al centro della loro vita, al centro della loro attenzione, al centro della loro esistenza e del loro impegno. Marta invece corre il rischio di mettere al centro se stessa, di badare più a se stessa e a quello che sta facendo; più alla sorella e a quello che non sta facendo, che non a Gesù. Gesù conclude affermando che Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta. Ma la parte migliore non è l’ascolto della parola di Gesù piuttosto che il servizio. La parte migliore è Gesù, la parte migliore è mettere lui al centro di tutto ciò che siamo e di tutto ciò che facciamo. La parte migliore è servire, mettendo al centro Gesù; la parte migliore è ascoltare, mettendo a centro Gesù. La parte migliore è vivere nel primato dell’amore di Gesù, come lo stesso san Benedetto scrive nella sua Regola, affermando che non bisogna anteporre nulla all’amore di Cristo. E vivere questo primato lo si può fare sia servendo sia ascoltando. L’importante è vigilare su di sé, per non correre il rischio, o la tentazione, di tornare a mettere al centro di tutto noi stessi.
Santa Scolastica ci insegna questo. Torna ad additarci il primato dell’amore, torna a indicarci le gioie del Regno dei cieli, quella beatitudine di cui ha parlato nella seconda lettura il libro dell’Apocalisse. Torna a implorarci di porre al centro della nostra vita il Signore. E a vivere nella speranza che niente e nessuno, neppure la morte, potrà mai separarci dall’amore di Gesù. San Benedetto manda a prendere il corpo della sorella Scolastica per darle sepoltura, qui, in questo luogo che ancora custodisce le sue spoglie mortali, ma al tempo stesso san Benedetto contempla che il suo spirito è già penetrato nel cielo di Dio.
Questo sarà vero anche per noi, nella nostra morte. Ma è già vero per noi sin da ora, nella nostra vita. Apparteniamo alla terra, perché siamo un corpo, ma il nostro spirito è già nei cieli, il nostro spirito condivide già la vita di Dio. Sin da ora. Noi siamo un corpo e uno spirito, apparteniamo sia alla terra sia al cielo. Anche questo mistero non deve essere separato. Non possiamo pensare solo alla terra dimenticandoci del cielo; non possiamo pensare solo al cielo, dimenticandoci della terra. Siamo una sola cosa, apparteniamo tanto al cielo quanto alla terra, e dobbiamo cercare la comunione qui sulla terra così come dobbiamo desiderare la comunione nel cielo di Dio.
Imploriamo santa Scolastica perché la sua testimonianza ci insegni a vivere così.