Domenica delle Palme e della Passione del Signore – Omelia del 13 aprile 2025

 

Condividiamo di seguito il video e il testo dell’Omelia del Padre Abate Luca Fallica nella Celebrazione Solenne della Domenica delle Palme e della Passione del Signore nella Basilica Cattedrale di Montecassino.

 

 

                                                

Letture: Lc 19,28-40; Is 50,4-7; Sal 21 (22); Fil 2,6-11; Lc 22,14-23,56

 Gli ulivi, che abbiamo benedetto all’inizio di questa celebrazione e che poi ciascuno di noi porterà nella propria casa, sono stati testimoni di entrambi i momenti della vita di Gesù che ricordiamo in questa domenica. Infatti, rami di palma e di ulivo sono stati agitati dagli abitanti di Gerusalemme in segno di festosa accoglienza per la venuta di Gesù nella città santa; sempre gli ulivi sono stati testimoni silenziosi della preghiera angosciata di Gesù in quel podere che secondo Luca va collocato proprio sul monte degli Ulivi, cioè su quell’altura davanti a Gerusalemme da cui Gesù decide di partire per entrare nella Città santa.

A distanza di una manciata di giorni, da questo monte degli Ulivi Gesù vivrà due ingressi in Gerusalemme. Il primo, acclamato al grido dell’osanna, salutato come il benedetto che viene nel nome del Signore, cavalcando un puledro che lui stesso aveva chiesto di sciogliere dai suoi legami. «Slegatelo», aveva ordinato Gesù ai suoi discepoli, usando il medesimo imperativo (almeno in greco) con cui Gesù nel vangelo di Giovanni ordina che Lazzaro sia slegato dalle sue bende di morte.

Pochi giorni dopo Gesù entrerà di nuovo a Gerusalemme, partendo sempre dal monte degli Ulivi, ma questa volta in catene, dopo che nel Getsemani sarà stato arrestato e legato come un brigante. Non sarà più lui a condurre un puledro; saranno altri a scortarlo come pecora muta condotta al macello. Anziché essere salutato come il ‘benedetto’ che viene nel nome del Signore, sarà trattato come il ‘maledetto’ che pende dal legno.

Gli ulivi sono testimoni silenziosi e fedeli di entrambe le scene, perché esse non possono essere separate, anzi vanno lette e comprese l’una alla luce dell’altra. Gesù si lascia legare come un malfattore per poter sciogliere dai legami sia il puledro, sia Lazzaro, sia ciascuno di noi. Egli, il benedetto, accetta di pendere come un maledetto dal legno perché la benedizione e il perdono di Dio possano raggiungere tutti gli uomini, persino coloro che lo maledicono ai piedi della croce.

Gesù muore, nel vangelo di Luca, con tre parole sulle labbra. Due sono rivolte al Padre, una è rivolta al cosiddetto «buon ladrone», che sta morendo insieme con lui, appeso alla stessa croce. Sono parole di profonda e radicale comunione. Rivolto al Padre, offre la sua comunione agli uomini, nella forma del perdono: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Gesù afferma poi la propria comunione con il Padre: «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito».  Sono parole che, sottolinea l’evangelista, Gesù grida ad alta voce, forse proprio perché sta percependo l’apparente lontananza del Padre. Ma Gesù colma ogni distanza tornando ad affermare il proprio affidamento e la propria comunione con il Padre: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Al centro, fondate su questa duplice invocazione al Padre, ci sono le parole che Gesù rivolge al buon ladrone: «Oggi con me sarai nel paradiso». Oggi, con me! Anche queste sono parole di comunione: oggi tu sarai con me, perché io – sembra dire Gesù – sono stato con te, sono rimasto con te, anche nell’ora terribile della croce e della morte. Gesù è con noi, ovunque noi siamo, affinché noi possiamo essere con lui, dove egli è, presso il Padre, nel suo Regno. Sant’Ambrogio di Milano afferma: «Vita est enim esse cum Cristo, quia ubi Christus ibi regnum». La vita è essere con Cristo, perché dove c’è Cristo, lì c’è il regno.

Abbiamo celebrato l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Preghiamo perché questo ingresso, questa venuta, sia anche l’ingresso di Gesù nella vita di ciascuno di noi, nella vita delle nostre comunità, nella vita delle nostre famiglie. Il Signore è con noi, ci offre la sua comunione. Ascoltiamo la parola rivolta al buon ladrone come la parola che Gesù rivolge a ciascuno di noi nell’oggi della nostra esistenza. Oggi tu sei con me! E niente, scrive san Paolo ai Romani, niente e nessuno ci potrà separare da questa comunione, da questo amore, neppure il nostro peccato, neppure la morte. Oggi tu sei con me! Viviamo questi giorni della Settimana santa custodendo la certezza e la bellezza di questa promessa: Il Signore ha fatto slegare Lazzaro dai legacci della morte, ha fatto slegare il puledro che lo ha condotto a Gerusalemme, slega ciascuno di noi dai nostri peccati, ma per legarci a sé, in un vincolo di comunione e di amore così forte, che niente e nessuno potrà più separare.

 

 

Di seguito alcuni scatti della Celebrazione.