Festa della Presentazione di Gesù al Tempio: l’omelia del nuovo Priore di Montecassino

Nella Basilica Cattedrale di Montecassino questa mattina la Comunità monastica ha celebrato la festa della Presentazione di Gesù al Tempio.
La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta per l’occasione dal Reverendo Padre Jordi-Augustí Piqué i Collado, neo nominato Priore dell’Abbazia di Montecassino, lo scorso 30 gennaio, da parte del Padre Abate Luca.
Condividiamo di seguito l’omelia integrale:

 

Degnissimo Padre Abate, cari confratelli, care consorelle,

cari fratelli e sorelle tutti, che oggi siete in questa Basilica di Montecassino: la Liturgia oggi, malgrado il freddo, è gioiosa, è piena di luce e anche il mio cuore oggi è pieno di gioia per poter celebrare nell’altare di San Benedetto, accanto a voi, accanto alla mia nuova comunità. Come priore, il Signore mi mette davanti. Questo vuole dire priore. Sempre dopo l’abate, sempre accanto al padre abate, mi mette davanti per fare da motore, per andare avanti in questo tempo che è il nostro e non ne abbiamo altro. E questo mi fa impressione, come questa basilica immensa, come le spoglie di San Benedetto, qui, sotto il nostro altare. Mi fa impressione e mi riempie di gioia.

                E la luce del Signore, che oggi tutta la Chiesa celebra in questa festa universale, mi riempie di gioia e mi toglie ogni paura, perché Israele, come abbiamo sentito nel Vangelo, aspettava questa luce. Simeone e Anna, anziani, pieni di saggezza, aspettavano la luce del Cristo e nel tempio vegliavano come facciamo noi monaci, aspettando questa luce del Cristo che un giorno verrà anche per tutti noi. E nel frattempo abbiamo celebrato, 40 giorni or sono, la nascita nel tempo di Gesù, che come un bambino viene per salvarci.

                Oggi facciamo memoria di questo compimento della Legge. Se qualcosa è chiaro nella luce di questo racconto di Luca è che Cristo viene a compiere la Legge. In questo compimento e in questo ascolto costante, meditato della Legge del Signore, il giusto trova la luce. E questi due vegliardi sono lì nel momento giusto, perché stavano lì ogni giorno e avevano il cuore, gli occhi, gli orecchi aperti. Questa luce che abbiamo simboleggiato nell’ingresso previsto dalla liturgia, deve essere la luce che illumina i nostri giorni. Il nostro tempo, come voi, fratelli e sorelle, sapete forse meglio di me, è un tempo pieno di luci, però con tante, tante ombre: l’ombra della guerra, l’ombra della divisione nelle famiglie, l’ombra della divisione nel nostro cuore. Queste ombre che a volte si traducono nel male, sembrano affogare la luce. Invece Gesù si presenta in mezzo al grande tempio di Gerusalemme come un bambino, come un povero, con le colombe e le offerte per il riscatto dei poveri. Lui, povero tra i poveri, riempie di luce quel tempio e non solo di luce, lo riempie di senso; un senso che oggi questa luce deve approfondire, sfondando le mura, le porte del nostro cuore. Tutti dobbiamo girarci e andare verso il Signore che è la nostra unica luce. Solo lui sa il senso della nostra vita, delle nostre circostanze, delle nostre mancanze, delle nostre possibilità. Solo lui conosce. Soltanto con la sua luce riusciremo a portare questi doni, questi talenti a compimento. Il tempo è il tempo opportuno per tutti noi. Noi abbiamo ricevuto la vita, abbiamo ricevuto il dono della comunità, il dono della famiglia, il dono della città, il dono del paese dove abitiamo, della nostra cultura, per farlo diventare tempo di grazia. Cristo viene come è venuto un tempo, viene oggi nella luce della liturgia. Nello splendore di questa basilica è facile capirlo, basta aprire gli occhi.

                Vi invito, fratelli e sorelle, invito me stesso a meditare i misteri che oggi la liturgia ci fa contemplare. Vi invito a portare queste candele nelle vostre case, nelle vostre famiglie, perché sicuramente conoscete gente che sta passando delle difficoltà, malattie, problemi. Portate questa luce anche simbolicamente, questa luce che un tempo serviva per benedire i frutti della terra. Il Signore è con noi e ci benedice. E questa luce nessuno peccato, nessun problema, malattia, depressione, niente potrà spegnerla. Basta avere un cuore aperto a questa realtà. E lo Spirito Santo, che ha illuminato la profetessa Anna e San Simeone illumini anche a noi.