Montecassino, 30 Marzo 2025. L’omelia dell’Abate Presidente Ignasi M. Fossas

Domenica IV di Quaresima – C – Gs 5,9a.10-12 Ps 33 (34) 2Cor 5, 17-21 Lc 15, 1-3.11-32
Rallégrati, Gerusalemme,
e voi tutti che l’amate, riunitevi.
Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza:
saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione. (Cfr. Is 66,10-11).
Alcuni giorni fa, mi trovavo in un monastero di monache benedettine. La mattina sono entrato in sagrestia per prepararmi alla celebrazione della messa e ho scoperto una novità: su uno dei mobili riposava, ancora avvolto di carta sottile, il cero pasquale. Mi è venuto subito il pensiero della gioia della Pasqua ormai vicina.
Questo è il senso di questa domenica, la dominica laetare, che prende il nome – come era solito nella liturgia romana – della prima parola del canto d’ingresso: Laetare, Rallegrati!
Il verbo è desunto dal profeta Isaia, fa parte dei canti di consolazione agli ebrei che avevano subito la deportazione a Babilonia e va indirizzato alla città santa di Gerusalemme e a tutti coloro che la amano. È un canto per incoraggiare quelli che avevano sofferto la distruzione della città, la deportazione, l’esilio in una terra pagana. Il profeta annuncia la consolazione sovrabbondante di Dio. Ed è bene cantare e ascoltare di nuovo ogni anno, superata la metà della quaresima, questo annuncio di gioia e di compimento della salvezza di Dio, che noi cristiani sappiamo che si verifica nella Pasqua, nella risurrezione e ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo. Ogni domenica celebriamo la Pasqua della settimana e una volta all’anno festeggiamo lo stesso mistero pasquale in un modo più solenne.
La dinamica del tempo di quaresima che ci prepara (ci allena, oserei dire) per la Pasqua, fa pensare ad una necessità molto attuale e alla quale i cristiani siamo chiamati a rispondere. Si potrebbe chiamare: l’educazione del desiderio.
Il desiderio di ottenere qualcosa, di raggiungere una meta, di incontrare qualche persona, e una delle risorse più potenti di energia, di forza e di senso per la nostra vita. Una delle sfide per le generazioni giovani del mondo occidentale saturo di beni e di stimoli soddisfatti, è la mancanza o l’estinzione del desiderio. Ma il desiderio, che sboccia nell’entusiasmo, fa parte dell’essere umano, e lo si cerca in un modo o in un altro. Noi, discepoli di Cristo, siamo chiamati a condividere con i nostri contemporanei quello che desideriamo o, meglio ancora, Chi desideriamo. La fonte e la fine dei nostri desideri più profondi è la persona viva di Gesù Cristo, morto e risorto per noi. In lui troviamo, anche, la ragione e la possibilità della nostra gioia.
Fratelli e sorelle, siamo nuove creature in Cristo, come scriveva san Paolo. E ci farà bene ricordare le parole del padre buono e misericordioso della parabola, che dice al figlio maggiore: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo.
Chiediamo il dono dello Spirito Santo per essere in grado di vivere nella comunione con il Padre, sicché lo possiamo adorare e glorificare nella gioia e nel servizio dei fratelli. E ci possiamo rallegrare per la risurrezione del Signore Gesù che è pegno della nostra risurrezione, della nostra conversione, della nostra vita nuova e di quella di tanti che Lui soltanto conosce.
Amen.
Ricordo l’orazione colletta del giovedì della III settimana di quaresima:
Dio grande e misericordioso,
quanto più si avvicina la festa della nostra redenzione,
tanto più cresca in noi il fervore
per celebrare santamente il mistero della Pasqua