Dal XVI al XVIII sec
Annessa alla Congregazione di S. Giustina, che da quel momento prende il nome di “Cassinese”, l’abbazia, parte integrante del regno napoletano ormai attratto nell’orbita spagnola, rinasce ancora una volta sotto la guida dell’abate Eusebio Fontana da Modena (1505-1506), che dà inizio alla serie delle visite pastorali e detta pure statuti per il clero della città di S. Germano. In questo periodo vengono inoltre celebrati sinodi, tra i quali di particolare risonanza quello indetto dall’abate Crisostomo d’Alessandro (1527-1531). Ancora in attuazione delle norme dettate dal Concilio di Trento, nel 1590 fu istituito il seminario diocesano.
Durante il periodo rinascimentale, caratterizzato da uno stato di pace e di esemplare vita regolare, si svilupparono nuovamente anche gli studi e l’attività edilizia. In tale ambito si distinsero particolarmente tra prima e seconda metà del ’500 gli abati Ignazio Squarcialupi (†1526) e Angelo de Faggis chiamato il Sangrino (†1593), ai quali si deve soprattutto il rinnovato aspetto architettonico dell’abbazia che, sfigurato nel bombardamento del 15 febbraio 1944, è stato poi quasi del tutto ripristinato. Ad Antonio da Sangallo il Giovane si deve nella chiesa abbaziale il monumento funebre per Pietro di Lorenzo de’ Medici, fratello dell’ultimo commendatario cardinale Giovanni, ultimato solo nel 1559.
In simmetria con quello del Medici fu iniziato, durante il secondo mandato di governo dell’abate Crisostomo (1533-1538), il monumento sepolcrale a Guido Fieramosca (†1531), fratello del più famoso Ettore. La realizzazione del sepolcro, voluto dalla moglie di Guido, Isabella dei Castriota Scanderbech sovrani d’Albania, fu affidata a Giovanni Merliano da Nola, che nel 1536 scolpì la statua del defunto e, in alto, quella della Vergine con il Bambino.
Letterati cassinesi in questo secolo furono Onorato Fascitelli, Leonardo Sforza degli Oddi, Giovanni Evangelista Mormile, Benedetto dell’Uva oltre al già menzionato de Faggis, nel quale più che in ogni altro si rispecchia una compiuta sintesi tra attività e contemplazione, cultura e spirito monastico. Nello stesso periodo vissero i giuristi Gregorio da Viterbo e Benedetto Canofilo da Castel di Sangro, il teologo Crisostomo Calvini da S. Gemiliano (autore di una traduzione dal greco in latino dei sermoni di Doroteo di Gaza edita a Venezia nel 1564), che prese parte negli anni 1545-1548 al Concilio di Trento, i cronisti ed archivisti del monastero Placido Petrucci e Onorato Medici. Meta di pellegrinaggio Montecassino accolse tra gli altri i santi Filippo Neri e Ignazio di Lojola, quest’ultimo fermatosi l’anno 1538 nella vicina e solitaria S. Maria dell’Albaneta per tenere gli Esercizi spirituali all’amico e plenipotenziario imperiale a Roma Pietro Ortiz.
Nel corso del sec. XVII furono realizzati una serie di lavori che condussero alla costruzione della nuova basilica, alla quale conferì un’originale impronta stilistica l’architetto Cosimo Fanzago, i cui interventi sono documentati a più riprese a partire dagli anni 1627-1628; è del 1645 il contratto in base al quale il Fanzago stesso si impegnava per l’esecuzione di un nuovo altare con marmi policromi, che tuttavia fu ultimato in modo non del tutto corrispondente a quello progettato. La cupola dell’architetto Orazio Torriani era già in avanzata fase di esecuzione nell’anno 1613. Quando nel gennaio del 1678 furono inaugurati gli affreschi sulla volta della navata centrale e soprattutto il grande dipinto ad olio su muro con la scena della consacrazione medievale della basilica portati a compimento da Luca Giordano, i lavori architettonici erano ormai conclusi. Terminata così la chiesa, a cavallo tra ’600 e ’700 vi lavorarono artisti della scuola napoletana, tra i quali oltre al Giordano, Francesco Solimena, Paolo de Matteis, Francesco de Mura, Sebastiano Conca. In questo periodo si distinse particolarmente il monaco Erasmo Gattola (†1734), archivista e storico del monastero, che insieme ai fratelli genovesi Placido (†1785) e Giovanni Battista Federici (†1800) diede un impulso fondamentale agli studi archivistici cassinesi.
Nel secolo del barocco non mancarono episodi di contrasto tra l’abbazia e la città di S. Germano, che aspirava ad ottenere il titolo di citta “regia” liberandosi così dai pesi feudali, seguita in ciò dal capitolo dei canonici della collegiata di S. Germano, che cercavano di avere un proprio vescovo svincolandosi così dalla giurisdizione spirituale degli abati. Un’istanza del 1674 in tal senso presso la Congregazione dei Vescovi e Regolari fu respinta dalla Sacra Rota il 30 aprile 1677, finché lo stesso papa Innocenzo XI con la bolla Alias in causa poneva fine alla questione. Ancora il 4 agosto 1725 Benedetto XIII con la bolla Quod inscrutabilis ratificava la volontà espressa nel Concilio romano di quello stesso anno, favorevole alla giurisdizione degli abati di Montecassino, e due anni dopo il 19 maggio 1727 sigillava la sua benevolenza verso il monastero cassinese riconsacrandone la basilica.
Una brusca battuta d’arresto nella vita del monastero è rappresentata dal 1799, allorché Montecassino subì i saccheggi e le devastazioni dei soldati francesi capeggiati tra gli altri dal generale Jean-Antoine-Ètienne Championnet. A travolgere la plurisecolare struttura ecclesiastica, civile, economica oltre che propriamente religiosa di Montecassino furono le due leggi rispettivamente del 1806 e del 1807 con le quali, essendo re Giuseppe Bonaparte, si sopprimeva l’abbazia sospendendone ogni giurisdizione, ponendone in vendita i beni, e dichiarandone gli edifici “stabilimento”, mentre l’abate ne diveniva il direttore, e i monaci custodi ma con l’abito di sacerdoti del clero secolare.
Dal XVI al XVIII sec
Annessa alla Congregazione di S. Giustina, che da quel momento prende il nome di “Cassinese”, l’abbazia, parte integrante del regno napoletano ormai attratto nell’orbita spagnola, rinasce ancora una volta sotto la guida dell’abate Eusebio Fontana da Modena (1505-1506), che dà inizio alla serie delle visite pastorali e detta pure statuti per il clero della città di S. Germano. In questo periodo vengono inoltre celebrati sinodi, tra i quali di particolare risonanza quello indetto dall’abate Crisostomo d’Alessandro (1527-1531). Ancora in attuazione delle norme dettate dal Concilio di Trento, nel 1590 fu istituito il seminario diocesano.
Durante il periodo rinascimentale, caratterizzato da uno stato di pace e di esemplare vita regolare, si svilupparono nuovamente anche gli studi e l’attività edilizia. In tale ambito si distinsero particolarmente tra prima e seconda metà del ’500 gli abati Ignazio Squarcialupi (†1526) e Angelo de Faggis chiamato il Sangrino (†1593), ai quali si deve soprattutto il rinnovato aspetto architettonico dell’abbazia che, sfigurato nel bombardamento del 15 febbraio 1944, è stato poi quasi del tutto ripristinato. Ad Antonio da Sangallo il Giovane si deve nella chiesa abbaziale il monumento funebre per Pietro di Lorenzo de’ Medici, fratello dell’ultimo commendatario cardinale Giovanni, ultimato solo nel 1559.
In simmetria con quello del Medici fu iniziato, durante il secondo mandato di governo dell’abate Crisostomo (1533-1538), il monumento sepolcrale a Guido Fieramosca (†1531), fratello del più famoso Ettore. La realizzazione del sepolcro, voluto dalla moglie di Guido, Isabella dei Castriota Scanderbech sovrani d’Albania, fu affidata a Giovanni Merliano da Nola, che nel 1536 scolpì la statua del defunto e, in alto, quella della Vergine con il Bambino.
Letterati cassinesi in questo secolo furono Onorato Fascitelli, Leonardo Sforza degli Oddi, Giovanni Evangelista Mormile, Benedetto dell’Uva oltre al già menzionato de Faggis, nel quale più che in ogni altro si rispecchia una compiuta sintesi tra attività e contemplazione, cultura e spirito monastico. Nello stesso periodo vissero i giuristi Gregorio da Viterbo e Benedetto Canofilo da Castel di Sangro, il teologo Crisostomo Calvini da S. Gemiliano (autore di una traduzione dal greco in latino dei sermoni di Doroteo di Gaza edita a Venezia nel 1564), che prese parte negli anni 1545-1548 al Concilio di Trento, i cronisti ed archivisti del monastero Placido Petrucci e Onorato Medici. Meta di pellegrinaggio Montecassino accolse tra gli altri i santi Filippo Neri e Ignazio di Lojola, quest’ultimo fermatosi l’anno 1538 nella vicina e solitaria S. Maria dell’Albaneta per tenere gli Esercizi spirituali all’amico e plenipotenziario imperiale a Roma Pietro Ortiz.
Nel corso del sec. XVII furono realizzati una serie di lavori che condussero alla costruzione della nuova basilica, alla quale conferì un’originale impronta stilistica l’architetto Cosimo Fanzago, i cui interventi sono documentati a più riprese a partire dagli anni 1627-1628; è del 1645 il contratto in base al quale il Fanzago stesso si impegnava per l’esecuzione di un nuovo altare con marmi policromi, che tuttavia fu ultimato in modo non del tutto corrispondente a quello progettato. La cupola dell’architetto Orazio Torriani era già in avanzata fase di esecuzione nell’anno 1613. Quando nel gennaio del 1678 furono inaugurati gli affreschi sulla volta della navata centrale e soprattutto il grande dipinto ad olio su muro con la scena della consacrazione medievale della basilica portati a compimento da Luca Giordano, i lavori architettonici erano ormai conclusi. Terminata così la chiesa, a cavallo tra ’600 e ’700 vi lavorarono artisti della scuola napoletana, tra i quali oltre al Giordano, Francesco Solimena, Paolo de Matteis, Francesco de Mura, Sebastiano Conca. In questo periodo si distinse particolarmente il monaco Erasmo Gattola (†1734), archivista e storico del monastero, che insieme ai fratelli genovesi Placido (†1785) e Giovanni Battista Federici (†1800) diede un impulso fondamentale agli studi archivistici cassinesi.
Nel secolo del barocco non mancarono episodi di contrasto tra l’abbazia e la città di S. Germano, che aspirava ad ottenere il titolo di citta “regia” liberandosi così dai pesi feudali, seguita in ciò dal capitolo dei canonici della collegiata di S. Germano, che cercavano di avere un proprio vescovo svincolandosi così dalla giurisdizione spirituale degli abati. Un’istanza del 1674 in tal senso presso la Congregazione dei Vescovi e Regolari fu respinta dalla Sacra Rota il 30 aprile 1677, finché lo stesso papa Innocenzo XI con la bolla Alias in causa poneva fine alla questione. Ancora il 4 agosto 1725 Benedetto XIII con la bolla Quod inscrutabilis ratificava la volontà espressa nel Concilio romano di quello stesso anno, favorevole alla giurisdizione degli abati di Montecassino, e due anni dopo il 19 maggio 1727 sigillava la sua benevolenza verso il monastero cassinese riconsacrandone la basilica.
Una brusca battuta d’arresto nella vita del monastero è rappresentata dal 1799, allorché Montecassino subì i saccheggi e le devastazioni dei soldati francesi capeggiati tra gli altri dal generale Jean-Antoine-Ètienne Championnet. A travolgere la plurisecolare struttura ecclesiastica, civile, economica oltre che propriamente religiosa di Montecassino furono le due leggi rispettivamente del 1806 e del 1807 con le quali, essendo re Giuseppe Bonaparte, si sopprimeva l’abbazia sospendendone ogni giurisdizione, ponendone in vendita i beni, e dichiarandone gli edifici “stabilimento”, mentre l’abate ne diveniva il direttore, e i monaci custodi ma con l’abito di sacerdoti del clero secolare.