1943: Lo spostamento delle opere d’arte

Nel periodo antecedente il bombardamento dell’Abbazia di Montecassino, venne portata avanti, per diversi mesi, una intensa attività di trasferimento di documenti papali, manufatti e tesori dal monastero. Montecassino custodiva una significativa raccolta di documenti: 100000 stampe, 800 documenti papali, 200 delicatissimi manoscritti su pergamena, oltre 80000 volumi della biblioteca, 500 incunabula (primi libri a stampa e non più manoscritti realizzati prima del XVI secolo), incommensurabili capolavori artistici e arazzi preziosi. Alcuni di questi libri e documenti erano stati originariamente trasferiti durante la Seconda Guerra Mondiale per questioni di sicurezza, dalla casa romana di Keats e Shelley all’Abbazia di Montecassino per poi essere restituiti, ma questa volta alla Città del Vaticano, nella sua fortezza di Castel Sant’Angelo a circa 130 km di distanza.

Il progetto fu presentato e condotto nel 1943 dall’ufficiale tedesco, il Capitano Maximilian Becker e dall’ufficiale austriaco, il Tenente Colonnello Julius Schlegel. L’abate Gregorio Diamare diede il suo consenso consapevole che la quarta distruzione della loro casa fosse ormai imminente a causa proprio della sua posizione geografica. Grazie all’aiuto dei monaci di Montecassino, dei rifugiati italiani e di due ufficiali, essi si affrettarono ad imballare e mettere nelle casse quei beni inestimabili per portarli via il prima possibile. Ogni notte, carri carichi di preziosi e manufatti si allontanavano dalla sacra dimora, scortati da due monaci, per dirigersi verso un luogo lontano, ma molto più sicuro: Roma. Il trasferimento di tutti i beni terminò a novembre, solo pochi mesi prima del previsto bombardamento e della distruzione dell’Abbazia, avvenuti nel febbraio del 1944.

Quello che seguì fu un immenso progetto decennale di ristrutturazione e ricostruzione di Montecassino, “dove era, come era”.

1943: Lo spostamento delle opere d’arte

Nel periodo antecedente il bombardamento dell’Abbazia di Montecassino, venne portata avanti, per diversi mesi, una intensa attività di trasferimento di documenti papali, manufatti e tesori dal monastero. Montecassino custodiva una significativa raccolta di documenti: 100000 stampe, 800 documenti papali, 200 delicatissimi manoscritti su pergamena, oltre 80000 volumi della biblioteca, 500 incunabula (primi libri a stampa e non più manoscritti realizzati prima del XVI secolo), incommensurabili capolavori artistici e arazzi preziosi. Alcuni di questi libri e documenti erano stati originariamente trasferiti durante la Seconda Guerra Mondiale per questioni di sicurezza, dalla casa romana di Keats e Shelley all’Abbazia di Montecassino per poi essere restituiti, ma questa volta alla Città del Vaticano, nella sua fortezza di Castel Sant’Angelo a circa 130 km di distanza.

Il progetto fu presentato e condotto nel 1943 dall’ufficiale tedesco, il Capitano Maximilian Becker e dall’ufficiale austriaco, il Tenente Colonnello Julius Schlegel. L’abate Gregorio Diamare diede il suo consenso consapevole che la quarta distruzione della loro casa fosse ormai imminente a causa proprio della sua posizione geografica. Grazie all’aiuto dei monaci di Montecassino, dei rifugiati italiani e di due ufficiali, essi si affrettarono ad imballare e mettere nelle casse quei beni inestimabili per portarli via il prima possibile. Ogni notte, carri carichi di preziosi e manufatti si allontanavano dalla sacra dimora, scortati da due monaci, per dirigersi verso un luogo lontano, ma molto più sicuro: Roma. Il trasferimento di tutti i beni terminò a novembre, solo pochi mesi prima del previsto bombardamento e della distruzione dell’Abbazia, avvenuti nel febbraio del 1944.

Quello che seguì fu un immenso progetto decennale di ristrutturazione e ricostruzione di Montecassino, “dove era, come era”.