Il messaggio dell’abate Luca per la fiaccolata della Pace

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Si è svolta ieri sera a Cassino una fiaccolata organizzata da Associazioni di cittadini. In tanti, riuniti per la partenza in città, hanno deciso di dare voce al profondo desiderio di Pace quanto mai auspicabile in un momento storico in cui si parla tristemente di guerra.

E hanno deciso di farlo camminando insieme verso il monumento alla Pace, appunto, che si trova accanto alla Rocca Janula – monumento simbolo di Cassino dopo l’Abbazia di Montecassino.

L’Abate Luca, non potendo essere presente personalmente, ha inviato un suo messaggio che è riportato qui di seguito nel suo testo originale :

Camminare insieme per la pace
Messaggio per la fiaccolata della pace
Cassino, 8 luglio 2023

Nell’omelia del 1 gennaio di questo anno, in occasione della solennità di Maria Ss. Madre di Dio, e nella 56^ Giornata mondiale della pace, papa Francesco, commentando il vangelo della visita dei pastori alla grotta della natività di Gesù, affermava:

Il testo dice che i pastori «andarono, senza indugio» (Lc 2,16). Non sono rimasti fermi. Era notte, avevano le loro greggi a cui badare ed erano sicuramente stanchi: avrebbero potuto attendere l’alba, aspettare il sorgere del sole per andare a vedere un Bambino adagiato in una mangiatoia. Invece andarono senza indugio, perché di fronte alle cose importanti bisogna reagire prontamente, non rimandare; perché «la grazia dello Spirito non comporta lentezze», come scrive S. Ambrogio, nel suo Commento su san Luca.

Sempre papa Francesco, nel suo messaggio per la pace per la Giornata mondiale del 1 gennaio 2023, ci ricordava che, proprio dall’esperienza della pandemia

è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti, popoli e nazioni, a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. […] Solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali.

Continuava, poco più avanti,

Di certo, non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo. Infatti, questa guerra, insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte. Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato (cfr Vangelo di Marco 7,17-23).

Come sappiamo, sono numerosissimi gli interventi di papa Francesco sul tema della pace, tanto che sono stati raccolti in un libro intitolato «Un’enciclica sulla pace in Ucraina». Mi sono soffermato sui tre passaggi citati – con queste tre insistenze sul ‘camminare’, sul farlo ‘insieme’ e sul ‘cuore’ – perché mi pare esprimano bene il senso di quanto, questa sera, avete intenzione di vivere.

State per iniziare un breve cammino nella notte, rischiarata dalle vostre fiaccole. La pace chiede la pazienza di cammini che abbiano il coraggio di affrontare le ombre e le oscurità della storia. Camminare richiede impegno, fatica, sforzo, nella certezza però che la meta alla quale si tende è più importante di ogni sacrificio richiesto per raggiungerla. Camminare esige anche di abbandonare posizioni acquisite, sicurezze conquistate, certezze che non vorremmo mettere in discussione, condizioni agiate che desidereremmo non perdere. Invece la pace ha dei costi da pagare, che non possono e don debbono essere quelli per le armi, ma quelli per la giustizia, per la verità, per l’edificazione di un mondo secondo quella «civiltà dell’amore», immagine cara a san Paolo VI e più volte ripresa dal suo successore, san Giovanni Paolo II.

Scriveva alcuni anni fa il Cardinale Carlo Maria Martini, riflettendo sul doloroso conflitto che da decenni insanguina la Palestina e il Medio Oriente:

…la pace è un rischio. E da diverse persone che sono state molti anni in questo Paese, venendo da un altro continente, ho sentito fare questa affermazione: «Qui tutti vogliono la pace, però nessuno vuole pagarne il prezzo». La pace ha un prezzo. La pace si paga.

Dunque, si tratta di camminare, però non in modo solitario o in ordine sparso, ma di farlo «insieme», anche in questo caso uscendo da schieramenti e recinti, per trovare ciò che di più essenziale ci accomuna, pur dentro il gioco delle differenze e delle alterità.

E poi c’è il cuore. Ogni cammino verso la pace esige un pellegrinaggio interiore, dentro la verità di se stessi. Di ciò che siamo ma soprattutto di ciò che siamo chiamati a essere, o a diventare. Dunque è anche cammino come cambiamento, trasformazione. Cito ancora Martini, che si domandava perché così spesso la nostra preghiera per la pace sembra inefficace, rimanga non esaudita. E rispondeva:

Abbiamo chiesto la pace come qualcosa che riguardava gli altri; abbiamo insistito perché Dio cambiasse il cuore dell’altro, nel senso naturalmente che volevamo noi. In realtà, il primo oggetto della autentica preghiera per la pace siamo noi stessi: perché Dio ci dia un cuore pacifico. “Dona nobis pacem” significa anzitutto: Purifica, Signore, il mio cuore da ogni fremito di ostilità, di partigianeria, di partito preso, di connivenza; purificami da ogni antipatia, pregiudizio, egoismo di gruppo o di classe o di razza; tutti questi sentimenti negativi sono incompatibili con la pace.
Eppure emergono vistosamente proprio ai nostri giorni, stimolati dalle notizie, dalle immagini che vediamo, stimolati dalle vibrazioni delle voci dei bollettini di guerra, dalla curiosità stessa eccitata da un conflitto la cui tecnologia sfiora l’inverosimile. Così, mentre preghiamo per la pace, nel fondo del nostro cuore finiamo per parteggiare, per giudicare, per auspicare l’uno o l’altro successo di guerra. L’istinto si scatena, la fantasia si sbizzarrisce, e la preghiera non tende verso quella purificazione del cuore, dei sensi, delle emozioni e dei pensieri che sola si addice agli operatori di pace secondo il Vangelo. È esigente essere operatori di pace secondo il Vangelo; è un dono che non si compra a poco prezzo, perché viene dallo Spirito e occorre accettare di pagarlo a caro prezzo.

Camminate nella notte, insieme, con un cuore pacificato. Questo è il mio augurio, la mia preghiera, la mia benedizione. Ci apprestiamo a ricordare, nel 2024, gli ottant’anni della distruzione dell’Abbazia di Montecassino e di Cassino, ma anche i sessant’anni da quando san Paolo VI, consacrando la chiesa abbaziale ricostruita, proclamava san Benedetto patrono d’Europa, con la bolla Pacis nuntius, ‘messaggero di pace’. Imploro la sua intercessione, mentre ci apprestiamo a celebrare la sua festa il prossimo 11 luglio, perché la vostra testimonianza per la pace sia efficace e feconda.