L’ultimo commosso abbraccio a D. Germano Savelli

Don Germano Savelli, che fu rettore del collegio di Montecassino per oltre un quindicennio, è scomparso a Veroli questa mattina 20 maggio alle ore 7 dopo lunga malattia.

Nato a Terelle il 17 giugno 1930, don Germano – il cui nome civile era Angelo – venne a Montecassino nel 1942, frequentando come alunno la scuola abbaziale, e vivendo poi le vicende della seconda guerra mondiale che per Montecassino sfociarono nel bombardamento del 15 febbraio 1944.
Inviato quindi al seminario di Sessa Aurunca per proseguire gli studi regolari, fu poi novizio nel monastero della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni. Dopo aver emesso la professione monastica a Montecassino il 13 novembre 1952, poté compiere gli studi di teologia nello stesso monastero cavense, e il 2 luglio 1956 fu ordinato sacerdote a Montecassino dal vescovo mons. Cesario D’Amato, abate di S. Paolo fuori le mura a Roma e Presidente della Congregazione Cassinese.
Dapprima vice-maestro degli alunni nonché insegnante di italiano e latino nella scuola media del seminario di Montecassino, dall’autunno del 1962 fu vice rettore del seminario, quindi dal 1971 vice-rettore del collegio, di cui poi dal 1975 al 1991 fu rettore, esercitando quest’ufficio con grande senso di responsabilità e un esemplare stile di vita che tanti collegiali hanno apprezzato nel corso della loro esperienza di studenti e di convittori. Negli ultimi anni della sua vita don Germano aveva svolto anche il compito di penitenziere nella basilica cassinese.

La sua memoria resta in benedizione per la coerente testimonianza della sua vita di monaco e di sacerdote.

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Con queste parole la Comunità monastica di Montecassino ha annunciato venerdì scorso la scomparsa di D.Germano Savelli, monaco assai stimato, memoria storica della vita all’interno dell’Abbazia nell’immediato dopoguerra e dei mesi precedenti il bombardamento del 1944.

La salma è giunta in abbazia sabato pomeriggio alle 14.00 ed è stata accolta dalla Comunità monastica riunita all’ingresso in preghiera.

Numerosissime le visite alla camera ardente allestita, come da consuetudine, nella Sala Capitolare. Ai funerali, che sono stati celebrati questo pomeriggio, domenica 22 maggio, alle 16.00 in una gremitissima Basilica Cattedrale, era presente il sindaco della città di Cassino, Enzo Salera e Fiorenza Gazzellone, sindaco di Terelle, comune di nascita di D.Germano dove è tornato sempre volentieri in estate fino a che ha potuto. Presente anche il Capitano Giuseppe Scolaro, Comandante della Compagnia Carabinieri di Cassino sempre molto vicini alla Comunità monastica. Tanti  i quotidiani che in questi giorni hanno dedicato uno spazio alla figura di D.Germano e numerosi gli articoli sul web oltre alle testimonianze d’affetto di chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene.

Molto commossi i suoi studenti, ex collegiali che non hanno fatto mancare il loro ultimo caloroso abbraccio a D. Germano e, dopo aver salutato l’Abate Donato, hanno riversato il loro affetto su D.Giuseppe al termine della celebrazione, ricordando insieme le loro giornate scolastiche.

Nell’omelia dell’Abate Donato un ritratto del caro D.Germano:

 

VI DOMENICA DI PASQUA – C
Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

In questa celebrazione domenicale, nella quale siamo ancora avvolti dalla luce incomparabile della Risurrezione di Gesù, daremo anche l’estremo saluto cristiano al nostro fratello P. D. Germano, tornato alla Casa del Padre venerdì scorso.
Se ne è andato in fretta, in linea – verrebbe da dire – con quell’impazienza che talora lo caratterizzava. In realtà, questi ultimi due anni, segnati da una lunga ospedalizzazione (anche a causa del Covid-19) e poi dalla degenza alla Città Bianca di Veroli, lo hanno senz’altro ancor più preparato all’incontro con Dio. Amo pensare che anche la sua vivace curiosità intellettuale, il suo desiderio sempre vivo di imparare cose nuove, abbia ceduto il posto ad uno sguardo interiore spoglio, essenziale, diretto, senza orpelli, e soprattutto irrorato di quella fede che – in quanto monaco – ha sostenuto la sua diuturna ricerca di Dio, quel Dio che ora contempla senza veli.
Certo – come molti ex-collegiali che lo hanno avuto come vice-Rettore e poi Rettore nel Collegio di Montecassino potranno testimoniare – D. Germano sapeva essere ruvido, severo, inflessibile. Egli aveva perfino iniziato a tenere quello che, con tono canzonatorio, chiamava Stupidarium, e in cui annotava in particolare le domande, le richieste e le osservazioni che i visitatori e i turisti facevano alle guide e agli altri collaboratori dell’abbazia. Di fronte alle domande un po’ singolari o stravaganti, arrivava anche ad esprimere commenti pungenti e sarcastici, ai quali faceva seguire delle fragorose risate. E tuttavia, sotto la scorza esterna del suo carattere vi era un uomo che, all’occasione, sapeva essere gioviale, loquace, aperto, capace di sorprendersi, di stupirsi e anche di commuoversi di fronte ad un gesto di attenzione verso la sua persona. Insomma, vi era un cuore che palpitava!
Con D. Germano, poi, perdiamo l’ultimo anello che ci collegava alla comunità monastica pre-bellica. Entrato a Montecassino nel 1942 come alunno della scuola abbaziale, egli era cosciente di essere rimasto l’unico in abbazia ad incarnare la memoria storica degli anni difficili e devastanti dell’ultimo conflitto mondiale, del bombardamento di Montecassino e della sua ricostruzione. Lo si vedeva spesso nei chiostri del monastero mentre, infervorato, raccontava e spiegava, a chiunque glielo chiedesse, ciò che era avvenuto in quei frangenti così drammatici.
D. Germano era anche un amante delle passeggiate all’aria aperta. Lo ricorderanno senz’altro i suoi ex-collegiali. D. Germano ha mantenuto questa abitudine anche da anziano. Lo si vedeva spesso con gli scarponcini ai piedi, sotto l’abito e il camiciotto, pronto ad affrontare – da uomo di montagna qual era – lunghe camminate solitarie attorno all’abbazia. E anche in quelle occasioni portava sempre con sé un quotidiano o un libro o un quadernetto su cui annotava quel che vedeva o sentiva o il nome delle persone che incontrava.
Ma oltre e dentro a tutto questo, D. Germano era ovviamente un monaco che, come tale, aveva scelto di dedicare la sua vita alla ricerca di Dio, all’ascolto della sua Parola, alla vita fraterna, con le sue gioie e le sue fatiche. Voleva anche lui, come ogni monaco si propone di fare, dare la sua testimonianza che, insieme con Dio e avvolti nella sua misericordia, la vita diventa senz’altro più sensata, più bella, più luminosa.
E allora chiniamoci brevemente sulla Parola che Dio ci ha offerto in questa domenica nella quale celebriamo le esequie di D. Germano, per cogliere qualche traccia di quei sentieri di vita e di fede per i quali il monaco offre la propria esistenza.

«Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui»
Il nostro è un Dio che cerca la nostra comunione. Nella pagina evangelica proclamata poc’anzi Gesù dice espressamente che Lui e il Padre vogliono prendere dimora presso di noi. Forse, a ben vedere, non abbiamo da offrirgli che una dimora fragile e povera, e tuttavia questo non sembra intaccare la volontà di Dio di abitare con noi, di stare con noi.
Egli ci chiede solamente la disponibilità ad ospitarlo nella nostra vita, assicurandoci la sua presenza amorosa. La Parola di oggi parla di due doni importanti che il Signore risorto ci offre: lo Spirito Santo e la sua pace.
Lo Spirito Santo ci ricorderà tutto ciò che Gesù ha detto e insegnato, ossia ci aiuterà non solo ad aderire col cuore e con la mente al suo Vangelo, ma ci aiuterà anche a trasformare i suoi insegnamenti in testimonianza concreta di vita. Soprattutto, lo Spirito che – nel nome di Gesù – Dio Padre invierà ai credenti, e che è chiamato Paraclito, cioè “avvocato” e “consolatore”, ci è dato perché parli in nostro favore e ci consoli, rafforzandoci nel tempo della prova, dei fallimenti, del buio, e indicandoci il modo per fare del nostro cuore, attraverso il fuoco e il dinamismo di cui lo Spirito Santo è portatore, una stabile dimora del Padre e del Figlio.
Come per ogni monaco, anche la vita di D. Germano ha rappresentato il luogo in cui rispondere ogni giorno alla chiamata del Signore, aprendosi alle sollecitazioni del suo Spirito e facendo sì che esso irrorasse la sua quotidianità, animando dal di dentro le varie incombenze che di volta in volta l’obbedienza gli chiedeva, dalla responsabilità del Collegio o del Seminario all’accoglienza degli ospiti, fino all’ultima, quella del ministero della riconciliazione, in qualità di Penitenziere della nostra Basilica Cattedrale.
L’altro dono che Gesù ci offre è la pace, una pace che – siamo subito avvertiti – non è come quella che dà il mondo. Quest’ultimo la offre attraverso trattati generalmente basati su compromessi, e che producono una pace fragile, che può essere facilmente infranta, come vediamo succedere in molte parti del nostro pianeta. Quella che Gesù ci offre è, invece, una pace fondata sul comandamento nuovo dell’amore, un amore sincero, gratuito, che nasce da un cuore abitato e illuminato dallo Spirito Santo, e che alimenta e fa crescere la pace attraverso pensieri, parole e azioni che mettono al centro il rispetto dell’altro, il dialogo, la ricerca del bene comune e non del proprio interesse, la gioia del dono di sé, del servizio che si fa condivisione e testimonianza di fraternità.
In tal senso la pace è il pane quotidiano della vita monastica, che anche D. Germano ha cercato di coltivare dentro di sé e attorno a sé. Al di là del suo carattere burbero e severo, anche lui ha profondamente desiderato che la pace fosse il clima nel quale poter studiare, lavorare, condividere, gioire e anche soffrire. Sì perché la pace che ci dà Gesù ha anche il potere di rendere più facile ciò che è difficile, di farci sopportare con una forza che non viene da noi ciò che da soli non riusciremmo a sopportare. Ce lo ha detto espressamente nella pagina evangelica proclamata: «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore».
Quante volte D. Germano, nella sua vita cristiana e monastica, si sarà appoggiato su questa esortazione di Gesù, sperimentandone la verità e la dolcezza! Ora che vive nella pace e nella luce della Gerusalemme celeste, illuminata dalla gloria di Dio, potrà raccogliere il frutto della sua perseveranza. E noi, nella speranza che Dio lo accolga presto nel suo abbraccio eterno, oltre a pregare per lui, chiediamo anche a lui di pregare per noi.
Sì, carissimo D. Germano, assieme ai confratelli che ci hanno preceduto nell’altra vita, prega per la nostra comunità monastica di Montecassino, che è stata la tua famiglia per tantissimi anni e alla quale – a modo tuo – hai voluto tanto bene; prega per i tuoi cari, in particolare per i nipoti che ti sono stati vicino anche nella vecchiaia e nella malattia; prega per i tuoi compaesani di Terelle, il tuo paese natale che hai sempre portato nel cuore; prega per i tuoi ex-collegiali per i quali hai speso le tue migliori energie, cercando di formarli al meglio in vista della loro realizzazione futura, non solo come uomini e professionisti, ma anche come cristiani; e prega per tutti coloro che ti hanno conosciuto, che ti hanno apprezzato e ti hanno voluto bene. E arrivederci in Paradiso!