“Concerto per la Pace” a Montecassino

In occasione dei festeggiamenti in onore di San Benedetto, il prossimo 20 Marzo alle ore 17.30 la “World Youth Orchestra” si esibirà nella Basilica Cattedrale del monastero sotto la direzione del M° Damiano Giuranna.
Di seguito il programma del concerto:
WORLD YOUTH CHAMBER ORCHESTRA
Rachele Barch, soprano
Chihiro Nagumo, mezzo soprano
Valeria Almerighi, voce
Lorenzo Olivero Juarez, violino
DAMIANO GIURANNA, direzione
PROGRAMMA MUSICALE
G.B.Pergolesi, Stabat Mater, per soli archi e basso continuo
Soliste: Rachele Barchi soprano, Chihiro Nagumo mezzo soprano
D.Giuranna, Suoni di fratellanza suite per violino e archi (brani dall’antico repertorio musicale mediterraneo) intervallato da poesie e brani tratti dai Salmi di Davide, da S. Agostino e da autori contemporanei.
Solisti: Valeria Almerighi voce, Lorenzo Olivero Juarez violino
Ingresso Libero
Montecassino, tra le tante testimonianze manoscritte uniche che possiede, ne ha una in particolare che nella storia della musica ha un valore del tutto speciale: qui in Archivio si conserva l’autografo dello Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi, con la segnatura Archivio musicale, 3-G-25. Non a caso sulla prima pagina della partitura manoscritta, si legge di mano dell’autore: Stabat mater dolorosa, e più oltre a destra: Pergolesi, con la sua inconfondibile grafia. Consapevole dell’assoluta unicità di questo cimelio dell’arte musicale, il 12 settembre dell’anno 1900 il ministro dell’Istruzione del Regno d’Italia, Niccolò Gallo, avendo ordinato un censimento dei beni storico-artistici nazionali, incaricò il fotografo Giovanni Gargiolli, direttore del Gabinetto Fotografico Nazionale, di riprodurre pagine dell’autografo dello Stabat Mater per «farne dono ai più eccellenti Istituti musicali d’Italia e dell’estero, nonché al municipio di Iesi», appunto la città natale del grande maestro.
La partitura autografa dello Stabat Mater che appartiene all’Archivio privato del monastero, giunse a Montecassino grazie al lascito testamentario del compositore Domenico Corigliano dei marchesi di Rignano (oggi Rignano Garganico), che era stato governatore del Conservatorio napoletano di San Pietro a Maiella, e che aveva due suoi fratelli, Filippo, anch’egli musicista, e Ferdinando, monaci a Montecassino. Alla sua morte avvenuta il 22 febbraio 1838 tutto il suo archivio musicale, opere originali acquistate e sue composizioni, passò infatti per testamento al fondo dell’abbazia. Corigliano stabilì l’obbligo di conservare il prezioso manoscritto dello Stabat Mater con la cura dovuta e il divieto di alienarlo.
Per capire come può essere finito in possesso del Corigliano il manoscritto di Pergolesi bisogna leggere l’ultima pagina dell’autografo, pentagrammata ma lasciata vuota da Pergolesi, sulla quale si legge:
«Questo è lo Stabat Mater, originale del Pergolesi, il quale / mi fu regalato dal Sig.re D[on] Giuseppe de’ Majo, Maestro della / Cappella Reale, a dì 26 7bre 1771, il quale de’ Majo mi dissi / che il sud[detto] Pergolesi gli feci questo donativo, per suo ricordo, / prima della sua morte. / Nella fine dell’anno 1771, passò a migliore / vita il Sig.re D[on] Giuseppe de’ Majo. / Si conservi con attenzione, per essere di / quello grande Autore, / senza prestarsi / a nessuno ami/co caro che sia».
Pergolesi avrebbe quindi fatto dono della partitura a Giuseppe De Majo, che, come lui, faceva parte della Cappella Reale di Napoli a partire dal 1732, con la carica di organista soprannumerario; inoltre appartenevano entrambi alla Congregazione de’ Musici di Maria Addolorata. Erano dunque colleghi, e questo può giustificare il dono. Di fatto De Maio muore il 18 novembre 1771, e poco prima il 26 settembre l’autografo sarebbe stato regalato all’anonimo estensore della nota ora letta. Stando però a quello che narra Giuseppe Sigismondo (1739-1826: Apoteosi dell’arte musicale del regno di Napoli in tre ultimi transundati secoli, 4 tomi mss., Berlin, Staatsbibliothek Preussicher Kulturbesitz), musicista e archivista bibliotecario del Conservatorio della Pietà dei Turchini, Pergolesi in realtà avrebbe donato l’autografo a Francesco Feo a Pozzuoli, dove Pergolesi, ospite del duca di Maddaloni Marzio IV, si trovava gravemente affaticato, poco prima quindi della sua morte avvenuta il 17 marzo 1736. Perché dunque nella nota che si trova all’ultima pagina dell’autografo si parla invece di De Majo? La spiegazione più plausibile è questa: la partitura giunse solo successivamente nelle mani di De Majo, il quale non a caso aveva sposato Teresa Manna, nipote di Feo, e perciò potrebbe aver ereditato l’autografo alla morte nel 1761 dello stesso Francesco Feo che non aveva eredi diretti. Domenico Corigliano, in base ad una notizia di Gennaro Parise, compositore di musica sacra, riportata dal Marchese di Villarosa (Lettera biografica intorno alla patria ed alla vita di Gio. Battista Pergolese, 1831), acquistò la partitura (in epoca imprecisata, prima del 1831) dagli eredi del De Majo.
Per finire dobbiamo essere grati proprio al Marchese di Villarosa e, in particolare, a Domenico Corigliano per aver fatto collocare una lapide commemorativa di Pergolesi nella cattedrale di Pozzuoli, in memoria dell’autore di un’opera come lo Stabat Mater, la cui fortuna europea fu enorme sin dall’inizio, al punto che a soli tre anni dalla sua morte, Charles de Brosses che l’aveva ascoltato nel corso del suo viaggio in Italia, definiva nel 1739 lo Stabat Mater «le chef-d’oeuvre de la musique latine», aggiungendo: «il n’y a guère de pièce plus vantée que celle-ci pour la profonde science des accords»*.
* Per le notizie contenute in questa scheda si rinvia a: Giovanni Battista Pergolesi, Stabat Mater, edizione critica a cura di CLAUDIO TOSCANI, Milano 2012 (Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni Battista Pergolesi), pp. XXXI-XXXIII.