Domenica di Pentecoste in Abbazia: 18 cresimandi ricevono il Sacramento della Confermazione

In un clima di graduale ritorno alla normalità, dopo oltre un anno segnato dalla pandemia da Covid-19 che ancora si cerca di arginare, anche nell’ Abbazia  di Montecassino torna la tradizione delle Cresime nel giorno di Pentecoste, che quest’anno, però, vedrà un secondo appuntamento il prossimo sabato, proprio per garantire il rispetto delle norme vigenti anche relative alla massima capienza possibile nella Basilica Cattedrale.

Questa mattina l’Abate Donato ha impartito il sacramento della Confermazione a 18 giovani cresimandi ed ha riservato a loro e ai rispettivi padrini e madrine un pensiero nella sua omelia, fornita di seguito nella sua versione integrale.

PENTECOSTE 2021

Il giorno della Risurrezione di Gesù due discepoli, tristi e avviliti, si allontanavano da Gerusalemme in direzione di un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri dalla città. Ad un certo punto del cammino, si accosta loro un viandante al quale i discepoli, conversando, spiegano le ragioni della propria tristezza e delusione: il maestro di Nazareth, Gesù, nel quale avevano riposto ogni speranza, era morto crocifisso. Quando, giunti a Emmaus ed entrati in una locanda, il viandante spezzò il pane, gli occhi dei discepoli si aprirono e – dice l’evangelista Luca – in quell’istante riconobbero che quel viandante era Gesù risorto. Egli, però, «scomparve dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via…?» (Vangelo di Luca 24,31-32).

Cinquanta giorni dopo, il giorno di Pentecoste – come abbiamo sentito dalla prima lettura (cf. Atti degli Apostoli 2,1-11) – lo Spirito Santo discese sotto forma di lingue di fuoco sui discepoli che si trovavano riuniti tutti insieme in uno stesso luogo. Colmati dello Spirito Santo i discepoli cominciarono a parlare in altre lingue, così come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Il cristianesimo: una vita animata dallo Spirito Santo
Alla luce di questi due episodi, che sono strettamente collegati, intuiamo subito come il cristianesimo non sia un codice morale pensato da Gesù per tenere in ordine la nostra vita, come una sorta di dress code a cui rifarsi a seconda delle circostanze. Il cristianesimo, basato sul Vangelo, ossia sulla “buona notizia” dell’amore grande che Dio nutre per noi, ci invita a vivere di questo amore che fa ardere il nostro cuore e ci fa vibrare di vita.

Certo, noi non abbiamo la possibilità di vedere Gesù risorto coi nostri occhi – come è capitato ai due discepoli di Emmaus – o di partecipare a quell’esperienza unica alla quale hanno preso parte i discepoli quel giorno di Pentecoste in cui lo Spirito Santo discese su di loro sotto forma di lingue di fuoco. E tuttavia, anche il nostro cuore – come il loro – è abitato dallo Spirito Santo e continua ad ardere di questa presenza divina. Infatti, grazie allo Spirito che – fin dal momento del Battesimo – dimora nel nostro cuore, noi possiamo accedere alla vita divina e parteciparvi; possiamo, cioè, metterci direttamente in contatto con Dio e godere della sua amicizia e della sua comunione.

E poi è ancora lo Spirito Santo che ci consente di rivolgerci a Dio nella preghiera come i figli si rivolgono al loro papà, e ci suggerisce le parole da utilizzare. Ed è sempre Lui, lo Spirito Santo, che ci dona la luce e la forza necessarie per seguire Gesù e mettere in pratica il suo Vangelo nella nostra vita di tutti i giorni.

Questa presenza, con cui noi credenti dovremmo vivere gioiosamente, sta per essere “confermata” nel cuore e nella vita di questi nostri amici e amiche che tra poco riceveranno il sacramento della Confermazione o Cresima. Con questo sacramento il Signore ravviva in loro il dono dello Spirito ricevuto al momento del Battesimo e li abilita a testimoniare il suo amore nel mondo, sorreggendoli con la sua luce e la sua forza, soprattutto nei momenti difficili.

Imposizione delle mani e preghiera silenziosa
Questa presenza dello Spirito Santo a è espressa nel rito da due gesti significativi che indicano l’appartenenza a Dio: l’imposizione delle mani e l’unzione crismale. Essi sono segno della nostra appartenenza a Dio. L’olio crismale, poi, è simbolo dello Spirito Santo che, come fuoco, illumina e riscalda la fede e la vita del credente, e la fa ardere di amore per Dio e per i fratelli.

È noto, inoltre, che l’olio con cui si segna la fronte dei cresimandi è chiamato “crisma” grazie al “balsamo”, ossia all’essenza profumata che viene mescolata con esso, durante la cosiddetta “Messa crismale” nella Settimana Santa. Il significato di questa mescolanza è che il cristiano deve trasmettere il profumo di Cristo, rendendo la propria vita una testimonianza bella e gioiosa del Vangelo di Gesù.

Preghiera silenziosa e invocazione allo Spirito
La preghiera di invocazione allo Spirito Santo – preghiera che reciterò stendendo le mani sui cresimandi – sarà preceduta da un momento di silenzio.

Non è un momento vuoto, ma un momento nel quale i cresimandi sono invitati ad affidarsi allo Spirito Santo affinché operi in ciascuno di loro ciò che è bene per la loro vita. Tutti riceveranno i sette doni dello Spirito, ma ognuno nella misura e nel grado che gli sono necessari a ciascuno per vivere da autentici cristiani.

È importante, dunque, che ciascuno dei cresimandi si renda conto che in quel momento, silenzioso ma solenne, lo Spirito Santo si rivolge ad ognuno personalmente, e lo riveste della sua potenza accettandolo così com’è, con le sue debolezze, i suoi punti di forza e le sue qualità.

Padrini e madrine
Non sono presenti a questa celebrazione solo per fare da contorno. In essi si rende visibile lo Spirito Santo come compagno di vita e consolatore. Stando dietro il cresimando, e appoggiando la loro mano destra sulla loro spalla, essi lo assicurano della loro presenza e della loro vicinanza. Il cresimando, dunque, sa di poter guardare avanti fiduciosamente e affrontare la vita sapendo che ci sarà chi lo sostiene e lo incoraggia nel cammino di fede.

«Lo Spirito Santo che abita in noi gonfi le vele della nostra fede» (S. Ilario)

Servizio fotografico di Roberto Mastronardi