L’omelia dell’Abate Donato per il mercoledì delle ceneri

MERCOLEDÌ delle CENERI
2 Marzo 2022

1ª lettura: Gioele 2,12-18
Il profeta Gioele descrive la liturgia penitenziale che si era svolta nel tempio di Gerusalemme per scongiurare il duplice flagello che si era abbattuto su Israele, quello della siccità e quello dell’invasione delle cavallette. Tale flagello era letto come una diretta conseguenza dell’allontanamento del popolo dal Signore. Di qui la richiesta di ritornare a Lui, Dio misericordioso e pietoso, lacerando il proprio cuore, ossia esprimendo la propria contrizione (cf. Sal 51,19: «Un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi»). A Israele sono anche suggerite le parole da rivolgere al Signore: «Perdona, Signore, al tuo popolo».

Il suggerimento che, all’inizio della Quaresima, ci proviene da questa lettura, è quello di riconoscere le nostre debolezze e i nostri peccati, quale condizione per ritornare a Lui e affidarci al suo cuore, ricco di misericordia e di perdono.

2ª lettura: 2Cor 5,20-6,2
Sulla falsariga del profeta Gioele, anche l’apostolo Paolo esorta i cristiani di Corinto a lasciarsi riconciliare con Dio. Paolo utilizza il verbo greco “katallasso”, un verbo utilizzato anche per indicare la riconciliazione tra due sposi, dopo uno screzio o un atto di infedeltà. L’utilizzo di questo verbo nel contesto della nostra relazione con Dio ci fa comprendere che quest’ultima non è come quella che intercorre tra un sovrano e i suoi sudditi. È, piuttosto, una relazione d’amore, proprio come quella che si instaura tra due persone innamorate, che si vogliono veramente bene e che, di fronte a qualche dissidio, sanno ritrovare la via della riconciliazione e della pace.

Il suggerimento che traiamo da questa lettura è la necessità di curare e rafforzare il legame di intimità e di comunione con Dio. Non dobbiamo perdere alcuna occasione per renderla più autentica o, eventualmente, per rinnovarla, qualora si fosse sfilacciata e avesse perso la sua consistenza. La Quaresima è un tempo che la Chiesa – nella sua sapienza – ci consegna affinché possiamo approfittare dei “momenti favorevoli” che il Signore ci offre continuamente lungo il corso dei giorni. A noi accoglierli e non lasciarli passare invano.

Vangelo: Mt 6,1-6.16-18
Come ritornare a Dio e lasciarci riconciliare con Lui? Troviamo una risposta a questa domanda nella pagina evangelica odierna, la quale ci ritaglia un piccolo programma quaresimale imperniato attorno a tre ambiti: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Il filo rosso che unisce questi tre ambiti è costituito dalla lotta all’ipocrisia, ossia ad una ritualità esteriore, ostentata, alla quale non fa riscontro un’autentica adesione interiore e una conseguente ricaduta concreta nel nostro comportamento quotidiano.

Gesù vuol farci capire che la nostra elemosina (carità), il nostro pregare e il nostro digiuno (ascesi) devono essere svincolati da una logica economica, ossia dalla ricerca del plauso o di un tornaconto, e da quella sottile e insidiosa malattia che ha nome orgoglio. Introducendo il segreto e l’intimità Gesù affida esclusivamente a Dio il giudizio e la ricompensa. L’umiltà e la gratuità siano, pertanto, il terreno fertile nel quale coltivare la nostra carità, la nostra preghiera e il nostro digiunare, non solo dal cibo, ma da qualsiasi forma di schiavitù o dipendenza.

Il Signore conquisti e infranga il nostro cuore di pietra e vi faccia rifiorire il suo amore misericordioso. Di questo dobbiamo essere testimoni nel mondo. E così sia.